Equilibri. Città durevoli e turismo responsabile

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di AA. VV., edizione Il Mulino

Pagine: 150 | Costo ?: 12.00

L’avvento dell’era e del mondo globale, contrariamente ai luoghi comuni, non ha azzerato distanze né territori. Semplicemente ne ha ridefinito i significati.
All’interno del reticolo della globalizzazione, la specificità del locale assume un’importanza determinante, rappresentando la consapevolezza identitaria di una collettività, destinata poi a essere immessa nel circuito del globale per l’ interazione e lo scambio di «flussi informativi».
I contributi che compongono questo nuovo numero di «Equilibri» spiegano inequivocabilmente come l’industria del turismo sia stata tra le più pervase dagli effetti di questa nuova percezione del mondo.
Oggi, la voglia di conoscenza delle specificità, di cui il nostro paese è riccamente connotato, vive attraverso la scoperta di paesaggi e tipicità gastronomiche che racchiudono in sé cultura e tradizione, vie di fuga all’omologazione globalitaria; le opere d’arte, custodi dei tempi, delle necessità storiche e punto di massima concentrazione della cultura dei popoli, sono assorbite nel disegno del turismo di massa.
L’industria del turismo, infatti, legittimata da quella culturale, spesso indica itinerari predefiniti, simili a quelli dei parchi dei divertimenti, attraverso zone cittadine gentrificate (dall’inglese gentry, nobiltà) ed escludendone altre, non rappresentative, né pubblicizzate; oppure crea «spazi virtuali» i cui esempi italiani sono le «città giardino» o le pinete attrezzate della riviera romagnola.
In questo panorama di rapide trasformazioni economiche, sociali e fisiche della città nasce la forte consapevolezza della necessità di un rigoroso controllo e gestione della risorsa turistica.
Dal ridimensionamento delle strutture ricettive all’attenzione alla qualità della vita dei residenti, da non sacrificare alla qualità dell’esperienza dei visitatori consumatori, alla fondamentale attenzione alla base naturale su cui questo successo si forma, da preservare con la scelta di strategie che ne evitino una disinteressata distruzione.
Perché non bisogna dimenticarsi della territorialità del pianeta, ancora ambita dal viaggiatore romantico alla ricerca del Sublime, anche (o soprattutto?) nell’ era del turismo digitale.

Claudio Mundo

(01 Giugno 2004)