Greenpeace chiede stop al carbone in Italia

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Secondo il nuovo rapporto dell’Ipcc, presentato oggi a Bruxelles, si aggravano gli impatti previsti del riscaldamento globale sul pianeta. Il quadro disegnato dagli scienziati che studiano i cambiamenti climatici per conto dell’Onu è molto più fosco rispetto a quanto delineato dal precedente rapporto, presentato nel 2001. Greenpeace prende atto dei nuovi dati e avverte che il tempo per intervenire sta finendo.

La situazione si sta aggravando e i danni economici e ambientali saranno rilevanti. «Leggere il rapporto è come lanciare lo sguardo in un futuro apocalittico – afferma Francesco Tedesco, responsabile Campagna Clima ed Energia di Greenpeace -. La Terra verrà trasformata drasticamente dal riscaldamento globale dovuto alle attività dell’uomo. Il tempo per intervenire è ora». Per salvare il pianeta dal futuro collasso climatico bisogna stabilizzare le emissioni mondiali di gas serra entro il 2020 e dimezzarle entro il 2050. Occorre, quindi, una vera e propria rivoluzione energetica per sviluppare nel più breve tempo possibile le fonti rinnovabili e annullare il contributo delle fonti fossili, primo tra tutti il carbone, il combustibile con le più alte emissioni specifiche di gas serra.

Purtroppo, l’Italia sta andando nella direzione opposta. In barba ai vincoli del Protocollo di Kyoto, infatti, le emissioni di CO2 sono aumentate di circa il 13 per cento dal 1990 a oggi. E grandi gruppi industriali nazionali come Enel progettano la conversione a carbone di diverse centrali termoelettriche, per prime Civitavecchia e Porto Tolle.
Già nel 2005 Enel è stato il maggiore responsabile delle emissioni di CO2 in Italia con 56,2 milioni di tonnellate rilasciate. Con la conversione a carbone delle due centrali le emissioni del Gruppo aumenterebbero di almeno altri 20 milioni di tonnellate.

«Il carbone pulito non esiste – continua Tedesco -. Il governo sia coerente con gli impegni presi a livello internazionale e metta un freno al pericolo di un ritorno al carbone, bloccando tutti i progetti di conversione e potenziamento: la svolta climatica parte da qui». Oggi pomeriggio Greenpeace porterà la propria solidarietà al Comitato NoCoke di Tarquinia, da giorni in sciopero della fame nel tentativo di bloccare la conversione a carbone della centrale di Civitavecchia, dove i lavori procedono speditamente.

(Fonte Greenpeace)