I frutti antichi

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Negli ultimi anni, nel momento in cui questa perdita di varietà locali è risultata evidente, si è cercato a diversi livelli di contrastare questo fenomeno. Si sono ad esempio formate associazioni senza scopo di lucro, tipo l’italiana «Civiltà Contadina», che ha ideato e realizzato diversi progetti contro la dispersione della biodiversità culturale e colturale presente nelle campagne italiane, con la realizzazione di una Banca dei semi, un progetto legato al recupero della antica razza di pollo Ancona, la costruzione di un frutteto storico, lo sviluppo del portale Biodiversità rurale e della Mappa del Cibo Locale.
Anche a livello comunale si sta facendo qualcosa. Ad esempio la Pro loco e il Comune di Casola Valsenio (Ravenna) propongono la «Festa dei Frutti Dimenticati» che si svolge annualmente il terzo fine settimana di ottobre, e che riguarda la presentazione e la commercializzazione di tutti quei piccoli frutti autunnali, come sorbe, noci, avellane, cazzeruole, cotogni, mele da rosa, pere volpine, corniole, melegrane, prugnoli, giuggiole, castagne, nespole, che non trovano spazio nella grande distribuzione, e di cui si è ormai perso (almeno nelle grandi città) il ricordo del gusto e del profumo. Gli agricoltori casolari commercializzano i piccoli frutti raccolti da vecchie piante sopravvissute ai mutamenti colturali o da nuove piante collocate dopo la ripresa di interesse verso il mondo contadino tradizionale e verso una alimentazione naturale che tenga conto del variare delle stagioni. La ripresa di interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare, un tipo di biodiversità, quindi, prettamente di tipo culturale.

Numerose iniziative volte alla creazione di banche di germoplasma e collezioni di antiche varietà coltivate, sono state messe in essere dagli Enti di ricerca. Diversi istituti di ricerca ed università lavorano in questo senso anche in funzione delle caratteristiche che queste varietà esprimono e che potrebbero essere di importanza per il mercato. È il caso di determinate proprietà nutraceutiche, di caratteri di resistenza a determinate malattie o caratteristiche ambientali, che potrebbero essere isolate e riprodotte in altre specie o altre varietà della stessa specie, o utilizzate per un rilancio della varietà sul mercato. Ad esempio si è scoperto che i frutti del nocciolo, relativamente al tipo di varietà considerata, possiede particolari proprietà nutraceutiche, ovvero oltre a possedere componenti nutrizionali caratteristici quali l’alta digeribilità e l’ipoallergenicità, possiede anche le proprietà curative di principi attivi naturali, di comprovata e riconosciuta efficacia. L’Enea, in collaborazione con diversi partner europei provenienti da Grecia, Spagna, Francia Slovenia e Portogallo sta attualmente svolgendo un progetto denominato «Safenut», finanziato con fondi della Comunità europea. Il progetto è incentrato sul recupero, l’identificazione e la gestione delle risorse genetiche tradizionali di Corylus avellana (Nocciolo) e Prunus dulci (Mandorlo) in ambito europeo, per la valorizzazione delle caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche delle nocciole e delle mandorle, con aspetti legati sia alla salute umana sia a problematiche economiche e socio-culturali.