Il Comunicato dei ricercatori

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La decisione del ministro Mussi di ritirare l’adesione italiana alla «pregiudiziale etica» contro le ricerche su cellule staminali embrionali ha suscitato vivaci polemiche cresciute dopo che il Parlamento europeo ha approvato il 7° Programma quadro ed il finanziamento delle ricerche sulle staminali embrionali.
Al di là delle polemiche, è necessario oggi cercare di esaminare la questione della ricerca sulle staminali con serenità e obiettività, abbandonando le pregiudiziali ideologiche.
Dobbiamo cercare di ricostruire la fiducia minima (almeno sul piano culturale) che consente di cogliere i fatti obiettivi, senza ideologismi. Si deve smettere di credere che alcune tesi siano sostenute «perché si è in precedenza sposata una certa ideologia o religione» e ripristinare la fiducia che anche per la ricerca sulle staminali è possibile un dato obiettivo, sia sul piano scientifico, sia su quello legislativo.
Per questo, come ricercatori del settore, abbiamo pensato di presentarci all’opinione pubblica per raggiungere due obiettivi:
– far conoscere quel che stiamo facendo e che cosa speriamo di perseguire con le nostre ricerche sulle staminali embrionali. Vogliamo presentare le nostre ricerche per fugare eventuali dubbi e perplessità sul nostro operato: la scienza è trasparente e pubblica e non c’è nulla da nascondere.
– assumere le nostre responsabilità e chiarire che prima di attivare le ricerche in corso abbiamo approfondito l’aspetto etico e quello giuridico. Soprattutto, queste ricerche sono rispettose delle leggi vigenti.
Ci preoccupa molto che organi di stampa abbiano rilevato che al Ministero della Salute non risulti che in Italia «vi siano laboratori che lavorano sulle staminali embrionali. E se lo facessero sarebbe illegale, perché la legge, seppure implicitamente, vieta anche l’importazione di materiale cellulare proveniente da embrioni umani». (L. Eduati, «Liberazione», 22 giugno 2006, p. 7). Ancora, che la senatrice Paola Binetti, abbia affermato che i laboratori italiani possono utilizzare staminali embrionali già esistenti prima dell’entrata in vigore della legge 40, ma che «ogni ricercatore serio sa che non può utilizzare nuove staminali, nemmeno se provengono dall’estero». Infine, che Lapo Pistelli (capo delegazione Dl-Margherita al Parlamento europeo) abbia scritto che i finanziamenti del 7° Programma quadro «non potranno andare verso i Paesi dove certi generi di ricerca non sono consentiti dalla legislazione nazionale (ed è il caso dell’Italia)» («Avvenire», 29 giugno 2006), asseverando una posizione che sembra essere ripetuta troppo frequentemente.
Per evitare che questa nuova «leggenda metropolitana» del presunto divieto posto dalla legge vigente a compiere ricerche su linee cellulari embrionali preparate all’estero prenda piede, noi ricercatori vogliamo dire la nostra su questo tema: vogliamo chiarire perché la ricerca sulle cellule staminali embrionali è necessaria esattamente come quella sulle cellule staminali adulte. Avvalendoci dell’aiuto di giuristi e bioeticisti, vogliamo precisare che le nostre ricerche sono svolte nel pieno rispetto della legge italiana.