Il Gruppo Orso Italia

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Costituito fin dal 1983 presso il Centro Studi Ecologici Appenninici del Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gruppo Orso Italia è uno dei più qualificati nuclei volontaristici di ricerca, impegno e difesa dello straordinario plantigrado, attivo ormai da oltre vent’anni. Dopo aver molto contribuito alla salvezza dell’Orso bruno marsicano, fino a raggiungere risultati davvero confortanti alle soglie del Terzo Millennio, il Gruppo si trova oggi purtroppo a fronteggiare una realtà diversa, e del tutto inattesa: quella di nuovi massicci assalti da parte di tagli forestali, caccia e bracconaggio, strade e impianti, nonché, al fondo di tutto ciò, la febbre del mattone e del cemento, ovvero la più selvaggia speculazione edilizia. E dovrà quindi affrontare di nuovo lotte durissime in difesa del grande e pacifico animale, e degli ultimi territori forestali e montani ancora scampati all’avidità distruttiva dell’uomo.
Negli anni storici della sua «redenzione», il Parco aveva conquistato fama e rispetto in tutto il mondo, e per il resto dell’Europa occidentale rappresentava davvero quasi un «mito», perché era riuscito, come scrisse nel 1991 uno dei maggiori esperti tedeschi, a «realizzare ciò che a tutti appariva impossibile: salvare gli orsi dall’estinzione, e al tempo stesso incrementare i benefici per la gente che vive nel Parco».
Ma negli ultimi anni, venute meno molte delle premesse e delle condizioni che avevano reso possibile quel successo, il quadro che emerge dall’ormai sempre più confusa e nebulosa realtà del Parco sembra davvero assai meno roseo. È stata sospesa la campagna alimentare, che a partire dall’anno 1969 aveva sempre fornito abbondante nutrimento agli orsi, evitandone le eccessive scorribande in zone rischiose. Pastori e allevatori sembrano abbandonati a se stessi, senza ricevere più la continua assistenza delle Guardie del Parco, né percepire tempestivi indennizzi per i danni subiti dai predatori. Quanto alla Sorveglianza nel cuore dell’Area Protetta, essa è ridotta oggi alla pallida ombra di ciò che rappresentava appena qualche anno fa: perché le Guardie non effettuano più servizi notturni ed incursioni a sorpresa, né ore di straordinario, e neppure turni nei rifugi d’alta quota; si limitano a giri di «routine», soprattutto in auto e nel fondovalle, timbrando un cartellino d’entrata e d’uscita, come normali impiegati. Ma ancor più preoccupante appare il fatto che, di tutto ciò che realmente accade, non si riesce a percepire che una piccola parte. E se le informazioni raccolte sull’Orso marsicano fossero confermate, ne emergerebbe una situazione ad altissimo rischio: perché nel Parco e nei suoi dintorni sarebbe stata constatata la perdita di un enorme numero di individui (da una decina a una ventina, per ammissione stessa di alcuni di responsabili).

 

Franco Tassi