Il Ministero insiste sull’incenerimento e il Wwf polemizza

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Il rapporto Energia e Ambiente dell’Enea, come sottolineato dal Presidente Carlo Rubbia, dà una chiara indicazione: investire in ricerca e sviluppo di fonti rinnovabili di energia, in particolare quella solare, per poter ridurre l’uso di petrolio e carbone, al fine di rispettare il Protocollo di Kyoto. Di diverso avviso è apparso l’intervento del prof. Garribba, Direttore generale del ministero delle Attività Produttive, che ha definito i limiti della crescita delle fonti rinnovabili, includendo fra esse anche l’incenerimento dei rifiuti, che nessun beneficio comporta per la riduzione delle emissioni clima-alteranti.
«Garribba ha confermato l’opzione preferenziale di questo Governo per il carbone – sottolinea Andrea Masullo, Responsabile Energia e Clima Wwf – contraddicendo la dovuta affermazione iniziale del rispetto del Protocollo di Kyoto. Lo stesso Rubbia ha infatti ricordato che il carbone e il combustibile con il maggior contenuto di carbonio e che la stessa ipotesi di catturare l’anidride carbonica ed immagazzinarla in giacimenti geologici comporterebbe rischi, in termini di vite umane, peggiore dell’incidente nucleare di Chernobyl. Una centrale a carbone da 1.000 MW nel suo ciclo di vita produce circa 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica che deve essere conservata per almeno 2.000 anni in un enorme serbatoio sotterraneo. Se fuoriuscisse incidentalmente, anche in minima parte, questo gas si accumulerebbe al suolo negli avvallamenti, uccidendo in pochi minuti qualsiasi forma di vita. A questo scenario apocalittico descritto dal prof. Rubbia aggiungiamo che nessuno sa quanta energia e quanti soldi occorreranno effettivamente per catturare e conservare cosi a lungo la CO2, per cui puntare sul carbone, come fa questo Governo, è una scelta al buio, che a fronte di un beneficio economico immediato, di breve durata e relativamente modesto, rischia di lasciarci per i prossimi anni una pesantissima eredita sia in termini economici che di rischio ambientale».

Il Wwf condivide con Rubbia anche la necessita di invertire la tendenza che ha visto gli investimenti nella ricerca in campo energetico dimezzarsi in soli 10 anni ed indirizzati per circa il 50% sulla gestione delle scorie nucleari e lo smantellamento delle poche centrali atomiche lasciateci in eredita dalla fallimentare scelta nucleare del nostro passato. «Invece di guardare al passato, cioè nucleare e carbone, l’Italia dovrebbe impegnarsi nel creare un’industria delle rinnovabili – conclude Masullo – ed anche in questo campo dipende ormai totalmente dall’estero. Le imprese italiane non investono più in innovazione ed efficienza ma si sono attestate su produzioni di modesto profilo tecnologico con scarse probabilità di poter competere sul mercato mondiale».

Il Wwf presenterà nei prossimi giorni in Italia la campagna internazionale «Power Switch!» che si propone di creare su scala mondiale un sistema energetico basato su efficienza e fonti rinnovabili, per ridurre progressivamente il ricorso a carbone, petrolio e nucleare.