Ipocrisia imperante

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È un fenomeno perverso. «L’ipocrisia ? ha dichiarato Loris De Filippi, Direttore operazioni Medici senza frontiere Italia ? sta nel fatto che il sistema economico e politico li sfrutta e allo stesso tempo li tollera e li criminalizza. Da un lato l’attuale politica è tesa a regolamentare i flussi migratori, registrando ferree misure di contenimento, dall’altro sembra non vedere il massiccio sfruttamento di stranieri clandestini nella produzione agricola del Mezzogiorno, perché necessari al sostentamento delle economie locali».
La situazione in cui versano migliaia di stranieri che lavorano stagionalmente nel settore agroalimentare è vergognosa, perché se da un lato quelli che riescono a inserirsi nelle industrie del Nord possono sperare nella regolarizzazione del rapporto di lavoro, quelli che vivono nelle campagne del Mezzogiorno oltre alla clandestinità subiscono un immorale sfruttamento. La fotografia che emerge dal II rapporto di Medici senza frontiere è il frutto di un’indagine condotta da un’équipe itinerante fra luglio e novembre 2007.
I dati, confermando quelli della precedente ricerca effettuata nel 2004, continuano ad essere impressionanti: vivono in case abbandonate, in fabbriche in disuso o per strada, senza acqua potabile, molti addirittura senza acqua corrente, senza toilette, utilizzando giacigli per dormire, senza assistenza sanitaria, fornendo prestazioni lavorative a meno di 25 euro al giorno.
Questo è il quadro che si delinea a partire dai 643 immigrati visitati, per il 97% uomini compresi fra i 20 e i 40 anni provenienti dall’Africa sub-sahariana, dal Maghreb, dalla Bulgaria e dalla Romania. Il 72% è in Italia clandestinamente, mentre l’80% lavora nei comparti agricoli, il 10% in altri settori (edilizia, commercio) e il restante 10 ancora non lavora. Il 90% non possiede un contratto di lavoro, fenomeno che investe anche chi è in Italia con un regolare permesso di soggiorno (il 68% ha dichiarato di lavorare in nero). Il 65% degli intervistati vive in strutture abbandonate (circa la metà divide lo spazio con 4 o più persone), il 62% non dispone di servizi igienici nel luogo in cui vive, il 64% non ha accesso all’acqua corrente, il 69% non è dotato di luce elettrica e il 92% vive in costruzioni senza riscaldamento.
Sebbene, quindi, concorrano sostanzialmente alla produttività del fiore all’occhiello dell’economia italiana, sono ridotti a uno stato di povertà estrema, di esclusione sociale, di sfruttamento e di vessazione.
Utilizzo della forza lavoro a basso costo, reclutamento in nero, mancanza di condizioni di vita lontanamente accettabili sono tutti fattori inammissibili per uno stato di diritto e per un paese civile e membro dell’Unione europea.