L’avorio è la prima causa della caccia agli elefanti

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L’avorio, da sempre molto richiesto e spesso valutato più dell’oro, è stato oggetto di commerci straordinariamente proficui fin dai tempi più antichi. Con questo materiale nobile sono state scolpite opere d’arte di grande valore. L’avidità per «l’oro bianco» e per il guadagno che ne derivava, è stata la prima causa della caccia indiscriminata ai danni degli elefanti. Il commercio dell’avorio ha minato la loro sopravvivenza ed in particolare della specie Loxodonta africana e dell’Elephas maximus.
Con il termine avorio si fa riferimento alla massa ossea delle zanne di elefante e di mammut. Il materiale, duro e compatto, ma anche elastico e duttile, è un misto di dentina, cartilagine e sali di calcio. Grana, compattezza e tonalità dell’avorio variano inoltre a seconda della provenienza delle zanne.
Dalla lavorazione dell’avorio grezzo, si ottengono oggetti o suppellettili di varia forma ed utilizzazione.
L’avorio è stato utilizzato per la creazione di oggetti simbolo delle varie civiltà e culture religiose. I reperti Egizi rinvenuti, per esempio, danno un’idea delle creazioni artistiche in avorio, in sintonia con l’evolversi di questa civiltà e dei loro idoli. Un gran numero di opere sono state infatti recuperate nelle tombe dei faraoni, come statuette, suppellettili, idoli sepolcrali, cofanetti, pettini Nei secoli l’avorio è stato lavorato dagli indigeni che per tradizione e particolare predisposizione si dedicavano all’intaglio.
Nell’epoca coloniale, erano gli stessi ?artisti? a procurarsi l’avorio grezzo per recarsi poi nelle dimore padronali al fine di lavorarlo su indicazione e gusto dei committenti. In Europa, peraltro, vennero istituite nel XIX secolo le scuole di intaglio di Dieppe in Francia, e quello di Erbach in Germania.
L’approvvigionamento delle zanne grezze avveniva principalmente attraverso la ricerca nei territori dei ?giacimenti di avorio?, cioè di quei luoghi ove gli elefanti ed i loro predecessori si recavano istintivamente in prossimità della loro morte.
In maniera contemporanea, nelle zone presiedute da importanti popolazioni di elefanti, si diede inizio a uccisioni di massa finalizzate al ricavo delle zanne.
Le ricerche dei giacimenti di avorio e gli stermini di massa degli elefanti, avvenivano sempre per mano o su ordine del commerciante o del privato che, in cambio di oggetti di scarso valore o di armi, acquistavano sia avorio grezzo che indigeni ridotti in schiavitù i quali venivano nel contempo utilizzati per il trasporto dell’avorio sino ai porti di imbarco. Si veniva a realizzare in tal modo un fiorente commercio e sfruttamento di avorio e di schiavi.
Con il termine avorio si fa riferimento alla massa ossea delle zanne di elefante e di mammut. Il commercio dell’avorio ha minato la sopravvivenza degli elefanti, in particolare dell’Elefante africano (Loxodonta africana) e dell’Elefante indiano (Elephas maximus) a causa della crescente domanda di ingenti quantitativi di materiale grezzo per soddisfare la produzione di bigiotteria di lusso e di opere scolpite.
Il sopravvenuto divieto di qualsiasi tipo di commercio dell’avorio imposto nel 1989 e le conseguenti restrizioni messe in atto, hanno dato un duro colpo al commercio illegale di avorio.
(Fonte Corpo forestale dello Stato)