Per quanto riguarda l’eolico «il progetto sta andando avanti», ha anche confermato il ministro, Altero Matteoli, a margine del convegno «Mediterre». «Abbiamo avuto qualche difficoltà e qualche ritardo – ha proseguito il ministro – perché l’Italia non è la Germania dove è facile costruire un impianto eolico. L’Italia è un Paese molto bello. Qualche difficoltà ad individuare il sito c’è». «Tra l’altro – ha aggiunto – in Italia abbiamo avuto ed abbiamo anche ora una polemica molto forte da parte di un ex ministro dell’ambiente che è contro l’eolico, perché, dice, secondo verità indubbiamente, che per costruire un impianto eolico ci vuole tanto cemento armato, quindi, si rischia di produrre energia non inquinante, però, nello stesso tempo, si massacra il territorio». «Abbiamo lavorato – ha concluso Matteoli – in questi mesi per cercare di individuare i siti giusti. Mi sembra di dire che siamo sulla strada buona. L’eolico è partito».
Matteoli si riferiva a Ripa di Meana che come presidente del Comitato nazionale del Paesaggio, dal 2001, si sta battendo per bloccare i parchi eolici che, in realtà, offrono più di un dubbio non solo su problemi di paesaggio ma anche di efficienza e chiarezza industriale.
Proprio qualche giorno fa Ripa di Meana ha sostenuto che l’eolico ha i giorni contati soprattutto dopo che il settimanale tedesco Der Spiegel in un dossier ha messo in evidenza i dubbi, anche da parte degli ambientalisti, sull’utilità dell’energia eolica. «L’uscita del settimanale tedesco – ha commentato Ripa di Meana – segna l’anno della svolta. Il 2004 per l’eolico è stata suonata la ritirata. Si lotterà a colpi di sciabolate ma nel 2005-2006 la vittoria sarà nostra, gli italiani stanno aprendo gli occhi e i segnali che il nostro Paese non vuole l’eolico si stanno moltiplicando». «Che il Paese guida nel mondo in fatto di eolico con 15.387 torri e un approvvigionamento energetico pari a quello di Danimarca, Spagna e Usa messi insieme si interroghi sulla validità o meno della scelta – ha aggiunto Ripa di Meana – è un forte altolà».
Per quanto riguarda l’Italia, Ripa di Meana ha ricordato che fino a fine 2003 le torri installate erano oltre 1.900 per una produzione di energia di circa 900 megawatt. La maggior parte è concentrata in Abruzzo («dove si delinea una battaglia campale», ha detto il presidente del CNP), Puglia, Sardegna e Campania dove sono state erette alcune centinaia di queste torri per ciascuna regione. Quasi cento le torri in Basilicata mentre campi sperimentali sono stati avviati in Toscana, Marche, Umbria e qualche cosa è previsto anche in Emilia Romagna. Ma a fronte di ciò «l’Italia è in piena mobilitazione – ha riferito Ripa di Meana – da ogni parte del Paese vengono segnali che la rotta si sta invertendo. Già in questi primi mesi del 2004 abbiamo registrato alcuni grandi successi come l’abbandono del progetto per due centrali eoliche da parte della Regione Umbria, la moratoria alle concessioni varata dalla Basilicata, la delibera della direzione nazionale di Italia Nostra nella
quale si chiede al Governo la moratoria nazionale e il no della Federcaccia». Infine alcuni ko tecnici. Secondo Ripa di Meana queste torri da 140 metri danno un apporto irrisorio per l’energia elettrica e in Italia non sono nemmeno funzionali per quanto riguarda il fattore meteo: sulle 8.760 ore dell’anno solare, quelle utili in Italia per far girare le pale sono 1.800-1.900 contro le 3.500 di altri Paesi, quali la Danimarca.