La mostra

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L’Egitto giunge in Sardegna e lo fa a distanza di oltre tre millenni dopo che il popolo degli Shardana, reduci da una guerra contro gli eserciti di Ramesse III (1184 ? 1153), avrebbero fatto approdo lungo le coste dell’isola. L’occasione è data dalla mostra «L’uomo egizio. L’antica civiltà faraonica nel racconto dei suoi protagonisti», organizzata dal Consorzio Comuni della Marmilla «Sa Corona Arrubia» e patrocinata dalla Regione Sardegna, che si inaugurerà il 19 dicembre prossimo presso il Museo Naturalistico del Territorio, Villanovaforru (Cagliari).
Il tema si propone come una descrizione della civiltà egizia attraverso le figure che, più di altre, la caratterizzarono. A differenza di altri eventi espositivi organizzati in passato in Italia e nel mondo, la mostra è tutta al maschile.
Si apre sulla figura del sovrano, di cui viene posto in risalto il ruolo, con particolare attenzione a fornire una panoramica, quanto più completa possibile, sul modo di intendere la regalità nella Valle del Nilo e su come questo concetto si sia sviluppato attraverso i quasi tremila anni di attestazione della civiltà faraonica. Lo stato unitario nacque, infatti, in Egitto circa cinquemila anni fa e mantenne le sue istituzioni vitali e inalterata la sua essenza più profonda fino alla conquista romana (30 a.C.). Nel giro di pochi secoli la civiltà egizia riuscì a predisporre un apparato amministrativo complesso la cui solidità poggiava su una rete capillare di funzionari che, sebbene dislocati in un territorio che andava dal Delta ad Assuan, facevano capo al sovrano attraverso una struttura gerarchica piramidale.
L’antico Egitto delle prime epoche non possedeva un esercito strutturato ma, con il passare del tempo questa componente della società acquistò sempre maggiore peso tanto che, in momenti di crisi dinastica nel corso del Nuovo Regno (1550 ? 1075), più di un generale riuscì a farsi proclamare faraone. Un’altra componente di estrema rilevanza per la storia della civiltà egizia è il clero. Grazie alle continue donazioni ricevute, i templi (soprattutto quello di Amon-Ra a Tebe) acquistarono un sempre maggiore potere politico e amministrativo, tanto che, a partire dalla fine del XII secolo a.C., il conflitto in atto ormai da due secoli tra stato e religione condusse a una divisione dello stato: a nord continuarono a regnare faraoni di origine libica, il sud si trovò invece sottoposto alla teocrazia dei sacerdoti tebani.
Dopo avere descritto l’ambito ufficiale attraverso questi personaggi, la mostra passa a descrivere le figure meno documentate, ma nondimeno importanti, del contadino e dell’artigiano, la cui vita e le cui attività di un tempo non differiscono poi molto da quelle dell’Egitto contemporaneo. Si entra poi nella sfera privata. Una sezione è dedicata alla famiglia, ambito in cui ha maggiore preminenza la donna, con l’intenzione di porre in risalto la funzione di padre e marito dell’uomo egizio.
Un momento di passaggio è costituito dallo spazio dedicato al dio. Il discorso espositivo si sposta in ambito ultraterreno e la, necessariamente breve, carrellata sulle divinità maschili egizie costituisce il preludio alla sezione dedicata al morto, in cui


vengono descritte le credenze relative alla vita oltre alla morte. Qui si trova esposto uno dei reperti più importanti e significativi della mostra. Si tratta del coperchio di sarcofago in sienite di Suty-nakht, proveniente dal Civico Museo di Storia ed Arte di Trieste
La mostra non termina però con una descrizione dell’uomo egizio. Trattandosi del primo evento espositivo a tema egizio di una certa rilevanza mai organizzato in Sardegna, una speciale sezione è dedicata proprio ai rapporti tra l’Egitto antico e l’isola, in cui ebbero un ruolo fondamentale i fenici. Lo scopo è quello di fare luce sulla presunta connessione tra i primi sardi e gli Shardana. Questi ultimi facevano parte delle popolazioni che, sotto la denominazione di ?Popoli del mare?, furono protagoniste di migrazioni che interessarono tutto il Vicino Oriente determinando la fine della cultura dell’Età del bronzo. Ricacciati da Ramesse III, secondo alcuni studiosi, i Popoli del mare avrebbero continuato a migrare, raggiungendo le coste italiane dove si sarebbero insediati in varie regioni della penisola.
Il catalogo, sarà pubblicato da Anthelios Edizioni. e comprenderà testi introduttivi accompagnati da schede e illustrazioni di tutti i reperti esposti in mostra.
(Info: Museo Naturalistico del Territorio, Villanovaforru, Cagliari, tel. 070.93.41.009)