Le imprese coinvolte

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Tra le imprese coinvolte in attività forestali viene attribuita maggior responsabilità alla Mitsubishi Trading Company, un impero industriale e finanziario cui fanno capo le più svariate produzioni, dalle autovetture agli armamenti, dai climatizzatori ai complementi per centrali nucleari. Attorno all’85 alcuni attivisti tra cui l’Australian Rainforest Action Group ed il Rainforest Information Centre iniziarono a boicottarne le importazioni di legname. Da allora prese il via una campagna d’informazione che pian piano portò all’ostruzionismo da parte di molti paesi europei, primo tra tutti la Germania.
Tuttavia molto resta da fare; oggi il principale acquirente è il Giappone, accusato di servirsi a piene mani di essenze pregiate anche per usi scriteriati quali compensati, casseforme per il cemento armato e bastoncini per ristoranti. Nello specifico del Sarawak l’Ong Mani Tese imputa alla Mitsubishi addirittura il genocidio culturale. Con la deforestazione gli indigeni perdono le tradizionali fonti di cibo e sono minacciati da malaria e tubercolosi. Alcuni riparano nelle zone urbane, altri tentano di sopravvivere in un ambiente che stentano a riconoscere.
Ben diversa è la versione della multinazionale, comprensibilmente attenta alla propria immagine e turbata dal protrarsi delle azioni di boicottaggio. Non solo ha intrapreso numerose iniziative di stampo ecologista, peraltro ampiamente pubblicizzate, ma s’è anche offerta come parte terza per la certificazione delle attività forestali in cui è coinvolta. Attualmente supporta persino le campagne in favore dell’Fsc ed invia i dipendenti in Malesia affinché studino sul campo come risanare la foresta pluviale.