Scelte personali non deroghe in bianco

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Oltre le difficoltà specifiche del corretto dimensionamento di verità fondate su dati sperimentali, da una parte, e di traduzione in verità di corrispondenti principi teorici ispiratori, dall’altra, e ancora oltre le difficoltà procurate dal sopravanzare di particolari interessi sul senso e sulla spendibilità operativa di tali verità, vi sono altri insidiosi ostacoli che frenano la nostra, pur istintiva, propensione ad esplorare gli sfuggenti territori del vero e del falso. Sono gli ostacoli di una nostra insufficiente informazione, della carenza di «letture» autonome e critiche dei nostri intorni (più vicini e più lontani, nel tempo e nello spazio), delle nostre frequenti e volontarie disattenzioni. Sono ostacoli che, per esempio, ci portano a trascurare quanto, già solo, i due diversi approcci alla ricerca del vero, qui richiamati (quello induttivo e quello deduttivo), possano «fertilmente» contaminarsi. Nelle nostre «intelligenti» visioni di un mondo di fenomeni, sospesi fra immanenza e trascendenza, tutto è sempre da interpretare come espressione di equilibri dinamici di varia natura con cui interagire, con cui dialogare, con cui armonizzarsi…

Senza entrare nel merito della portata dei diversi metodi, per le indagini sul vero, possiamo comunque rilevare che già da questi due metodi paradigmatici di ricerca (induttivo e deduttivo) emerge un’identica intenzione degli esseri umani di «dimostrare il vero», al di là delle differenze di contenuto e di specificità dei contesti. Un’invariante mentale che mette in evidenza quella condivisa ricerca di punti di riferimento, fondamento del conoscere umano, e che (pur usando strumenti diversi e portando a esiti provvisori e anche opposti) caratterizza trasversalmente la totalità delle tradizioni culturali e dei modi di pensare umani.
Si tratta di una ricerca del vero, che si articola nel riconoscimento di punti di riferimento legittimi e utilmente ridondanti, per offrire necessarie direzioni alternative alle nostre scelte esistenziali. In questa impresa, però, siamo esposti, in mancanza di autonomia di giudizio, di consapevolezze e di senso di responsabilità, ai rischi delle manipolazioni da parte di quel «potere» che, sui meccanismi di una ricerca di legittimità eterodiretta, costruisce un proprio dominio e impone sottomissione di diritti e libertà umane.
Le questioni sociali del vero e del falso non sono dunque solo oggetto di argomentazioni accademiche, né sono fonti assolute di legittimità di una o di altre scelte, ma riguardano le responsabilità personali di ogni atto vitale e non possono, quindi, ammettere quelle astensioni o deleghe in bianco che pur trovano, ancora oggi, ampi spazi nelle prassi di governo di molte grandi comunità nazionali.