Su quale meccanismo si attiva la Corrente del Golfo?
«Il meccanismo di funzionamento si basa essenzialmente sulla differenza di temperatura dell’oceano Atlantico tra equatore e polo, ed in parte anche sulla differenza di salinità tra equatore e polo (acque calde e/o dolci sono leggere, acque fredde e/o salate sono pesanti). Le acque calde che vengono prodotte nel golfo del Messico, proprio perchè calde sono meno dense e quindi più leggere e viaggiano in superficie. Una volte uscite dal Golfo del Messico, a causa dei venti occidentali prevalenti, ma soprattutto a causa della forza deviante di Coriolis generata dalla rotazione terrestre si dirigono verso nord ovest e cioè in direzione delle isole britanniche e della Norvegia. Nel loro cammino perdono calore attraverso la evaporazione, riscaldando l’ambiente circostante.
«Man mano che le acque della corrente perdono calore ed evaporano, diventano, oltre che meno calde, anche sempre più salate (a causa dell’evaporazione) e cioè più dense e più pesanti delle acque oceaniche circostanti. Quindi tendono mano mano a sprofondare verso gli abissi oceanici. Per poi tornare, attraverso un cammino diverso, al punto di partenza. Si tratta di un meccanismo basato su due motori di azione: uno posto nel golfo del Messico ed uno posto nella zona sub artica a ridosso della Norvegia».
Si può inceppare questo meccanismo?
«Si inceppa quando uno dei due motori di azione non funziona e con il riscaldamento climatico globale il motore polare andrà fuori uso. Infatti, con lo scioglimento dei ghiacci artici, le acque oceaniche dell’oceano Atlantico settentrionale diventeranno sempre meno salate e più dolci, cioè sempre meno dense (l’acqua dolce è più leggera dell’acqua salata). Se le acque oceaniche del nord Atlantico diventano dolci, l’acqua più salata, anche se più calda della corrente del Golfo non potrà galleggiare e tenderà a sprofondare negli abissi oceanici molto prima di raggiungere la Norvegia».
Com’è attualmente la situazione della salinità?
«Attualmente la differenza di salinità tra mari polari e mari subtropicali atlantici sta aumentando, come testimoniano molte ricerche ed osservazioni sperimentali in materia. Ma non solo. In questi ultimi anni l’oceano atlantico settentrionale si sta riscaldando a ritmi elevati e il riscaldamento non fa che aumentare ulteriormente la differenza di densità delle acque fra nord e centro Atlantico. Siccome non conosciamo quale sia la “soglia” di questa salinità, l’unica cosa che possiamo dire è che più aumenta la differenza di densità maggiore è il rischio che la corrente del Golfo si interrompa».
Quali possono essere le conseguenze dell’inceppamento?
«Grazie alla presenza della corrente del Golfo le regioni nord europee hanno un clima molto più caldo di analoghe regioni poste alla stessa latitudine. Le isole britanniche per esempio sono alla stressa latitudine delle parte più settentrionale del Canada che è completamente coperta dal ghiaccio durante tutti i mesi invernali. La Norvegia è alla stessa latitudine della Groenlandia e dell’Alaska, ma la Groenlandia è coperta da spessi ghiaccia polari permanenti che non ci sono in Norvegia. La differenza di temperatura media tra le due coste
dell’Atlantico alla stessa latitudine può raggiungere i 10 °C.
«Se manca la corrente del Golfo il nord Europa si troverà nelle stesse condizioni del nord del Canada e della Goenlandia, quindi tenderà ad essere coperta di ghiaccio allo stesso modo».
Può esserci il rischio di una glaciazione?
«A mano a mano che aumenta l’estensione dei ghiacci, aumenta anche la riflettività del suolo alla radiazione solare (albedo) e se il suolo riflette e non assorbe energia solare ulteriori ghiacci vengono formati, aumentando l’estensione delle aree ghiacciate, che a loro volta impediranno alla radiazione solare di essere assorbita dal suolo aumentando ancora di più l’estensione dei ghiacci. In altre parole il processo di glaciazione diventa divergente al di là della causa che lo ha scatenato. E si arriverebbe al paradosso che mentre l’intero pianeta va incontro ad un clima torrido, gran parte dell’Europa centro settentrionale, compresa la Siberia e gran parte dell’America settentrionale andrebbero incontro a glaciazione. D’altra parte, un fenomeno simile (l’innesco di una glaciazione) è già successo 13mila anni fa quando un enorme ghiacciaio canadese finì in mare, trasformandosi in un enorme iceberg che sciogliendosi fece diventare via via meno salata l’acqua del nord Atlantico».