Benché taluni abbiano ritenuto di smorzare gli entusiasmi, elencando minuziosamente le difficoltà tecniche cui si andrebbe incontro, non v’è dubbio che ormai anche tra gli addetti ai lavori l’obiettivo sia la creazione di un nuovo modello energetico.
Peraltro, prima che il gas naturale fosse disponibile su ampia scala, nelle cucine si è impiegato per oltre un secolo il cosiddetto gas di città, ossia una miscela costituita per oltre il 50% da H2.
Oggi l’idrogeno può essere utilizzato come combustibile, producendo energia per utenze fisse (centrali e microcentrali per la produzione di energia elettrica o per usi termici), mobili (motori a idrogeno o celle a combustibile per la trazione o la propulsione di veicoli) e portatili (computer e telefoni cellulari, con batterie «fuel cell» che produrranno energia elettrica utilizzando idrogeno e metanolo).
Attualmente, per scongiurare il rischio di black out, si va affermando l’uso di celle H2 in luogo dei gruppi elettrogeni tradizionali. Esse funzionano per via elettrochimica: dall’ossidazione dell’idrogeno si ottengono vapore acqueo, calore ed elettricità, all’inverso di quanto avviene nell’elettrolisi, ove si spende energia elettrica per separare le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno. Il principio H2.objectis.net/fc era noto già nel 1839, ma la tecnologia è decollata dagli anni Sessanta in poi, sull’onda delle imprese spaziali.
Oggi le celle vengono installate in ospedali, banche, industrie ed ovunque se ne privilegino le prestazioni efficienti abbinate alla valenza ecologica, senza trascurarne il funzionamento piacevolmente silenzioso. Ad esempio, il progetto AKL (African Knowledge for Life) per l’alfabetizzazione e la formazione professionale di giovani in otto paesi africani, tra i cui promotori figura la fondazione Rita Levi Montalcini, prevede la costruzione di «isole scolastiche» autosufficienti dal punto di vista energetico. Gli edifici, tutti prefabbricati, saranno dotati di pannelli fotovoltaici per la produzione d’idrogeno da elettrolisi, serbatoi di stoccaggio a basse pressioni e, appunto, celle a combustibile per la produzione di energia elettrica.
M. V.