La vacchetta di mare, Discodoris atromaculata, è uno tra i più comuni nudibranchi dei nostri mari. Dalla tipica colorazione bianca con evidenti macchie scure, la si può spesso osservare mentre «pascola» su esemplari della spugna Petrosia ficiformis
Discodoris atromaculata è un gasteropode nudibranco dalla tipica colorazione bianca con evidenti macchie tondeggianti di colore bruno più o meno scuro e di varia dimensione, cui deve il nomignolo di «vacchetta di mare». Come tutti i nudibranchi è sprovvisto di conchiglia e si sposta lentamente sul substrato tramite l’ampio piede, organo muscolare piatto implicato nella locomozione. Presenta anteriormente nella regione cefalica due corti rinofori, antenne lamellari con funzione chemiorecettiva, cioè in grado di poter rilevare la presenza di sostanze chimiche presenti nell’acqua.
Gli occhi anche se presenti sono poco sviluppati e non permettono una visione raffinata ma fanno percepire all’animale esclusivamente le variazioni di luce. Nella parte posteriore del corpo si trova un vistoso ciuffo branchiale, retrattile e pertanto non sempre evidente, che serve all’animale per la respirazione. Il dorso è finemente granulato e rugoso al tatto. La vacchetta di mare, uno tra i più comuni nudibranchi dei nostri mari, è una specie ermafrodita e si riproduce in autunno quando depone minuscole uova riunite in lunghi nastri di consistenza gelatinosa e di colore giallo o biancastro. I nastri, deposti a spirale, hanno un diametro di circa 5 cm e, data la loro consistenza, sono particolarmente fragili e delicati. A tal motivo vengono normalmente deposti in zone riparate come anfratti e piccole cavità. Questi nastri lentamente si disgregano sino a quando tutte le larve sono giunte a completo sviluppo ed incominciano la fase planctonica del loro ciclo vitale. La fase bentonica ha inizio dopo la metamorfosi, quando i piccoli individui tendono a strisciare sul substrato roccioso.
La vacchetta di mare predilige fondali rocciosi, in special modo pareti rocciose poco illuminate da 5-10 m fino a 40-50 m di profondità, dove la si può spesso osservare mentre «pascola» su esemplari della spugna Petrosia ficiformis. Il nudibranco infatti si nutre esclusivamente di questa dura spugna ed in particolare dello strato superficiale ricco di alghe unicellulari simbionti, le zoocianelle.