Magica Asia

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– Il risveglio dell’Europa

Nessuno può negare che l’Asia sia un continente ricchissimo degli ambienti più diversi, dal vicino Bosforo al lontano Giappone, dalla gelida Siberia ai caldi mari della Thailandia, dall’isola Artica di Wrangel alle giungle di Sandokan, dalla vetta del monte Everest (8.848 metri di quota) alla fossa delle Marianne (10.916 metri di profondità). Tanto varia, da non consentire che un fugace sguardo a volo d’uccello, in attesa di visitarne poi ogni singola parte e regione, ad ogni latitudine e scorrendo tutte le longitudini. Già la leggendaria Cina, e la favolosa India, costituiscono veri mondi a sé, come del resto lo sono la Mongolia e le steppe dell’Asia centrale, le Filippine e il Giappone, il Medio Oriente e l’Indonesia.

Un continente, dunque, caratterizzato da una moltitudine di paesaggi ed ecosistemi: abitato da piante di estremo interesse, dalla Metasequoia vero e proprio fossile ritrovato vivente nel secolo scorso, alla Rafflesia, il fiore più grande del mondo; e brulicante di animali incredibili, dall’Antilope Saiga che abita i deserti più inospitali, agli Uccelli del Paradiso capaci di sfoggiare colori e piumaggi da fiaba. Ma i veri protagonisti, gli animali-simbolo per eccellenza, sono soprattutto due: la Tigre e il Panda.

Anzitutto il felino più grande e poderoso, quel gattone striato capace di vivere dalla taiga Siberiana alla foresta tropicale, dalle pianure paludose alle tundre altomontane. Differenziata in varie sottospecie, una delle quali, la Tigre di Bali, definitivamente scomparsa, e un’altra, la Tigre del Caspio, forse estinta. Se la possente Tigre siberiana domina su tutte le altre, potendo superare 3 metri di lunghezza e 3 quintali di peso, la cugina del Bengala non è per questo meno impressionante. E non a caso ha meritato, con la temutissima Shere-Khan, uno dei ruoli di maggior rilievo nel Libro della Giungla di Rudyard Kipling, vero capolavoro della letteratura coloniale asiatica.

E poi, ecco il simpatico e buffo Orso bianco e nero diventato il simbolo mondiale della conservazione delle specie in pericolo, quel Panda maggiore di cui la Cina va fiera, probabilmente l’animale selvatico più amato della terra. Vi sono otto specie diverse di Orso, ma questo è inconfondibile, anche per le sue abitudini strettamente vegetariane legate a varie specie di bambù. E sembra che il primo occidentale a vederlo fosse stato già Marco Polo, in visita alla corte del Gran Khan. La sua paventata estinzione sembra oggi sventata, grazie all’istituzione nel leggendario Sichuan, il paese delle eterne nuvole, di una serie di Riserve, tra cui spicca quella di Wolong, ormai famosa in tutto il mondo. E proprio nelle Riserve risiede la chiave della salvezza di queste e altre specie viventi, animali o vegetali, di fronte alla valanga dell’avanzata del cosiddetto «progresso».

Importanza delle riserve

Creare una rete di Parchi ben collocati e tutelati, per tramandare ai posteri almeno una parte di quello straordinario e variopinto mondo, che avevamo avuto il privilegio di ereditare dai nostri avi. E di Aree protette l’Asia abbonda davvero, anche se deve ammettersi che, in fondo, le istituzioni di questo genere non saranno mai troppe.

Sarebbe impossibile elencare anche solo i principali, tra i numerosissimi Parchi di questo continente che meriterebbero una visita: ma alcuni di evidente rilievo internazionale non possono non essere ricordati. Come il Parco Nazionale Sagarmatha, nel Nepal, sorto per difendere il monte Everest, al confine con il Tibet (oggi Cina), dove è stata istituita l’omologa e confinante Riserva di Qomolangma. O come la Riserva naturale Chang Tang, l’ultima creata nel 1993 nel Tibet, grande quanto l’Italia e rivolta soprattutto alla tutela del raro Leopardo delle nevi: per dimensioni la seconda Area Protetta del mondo, dopo l’enorme Parco Nazionale della Groenlandia nordorientale, istituito dalla Danimarca nel 1974. Per non dire poi del Parco nazionale Fuji-Hakone-Izu, cono vulcanico sacro che discende dalle nebbie fino a specchiarsi nell’azzurro mare: d’aspetto sempre mutevole, visitatissimo dai cittadini del Sol Levante, simbolo della vita eterna e indimenticabile icona del Giappone.

Il primo parco afghano

E come dimenticare l’Indonesia, che nel 1980 ha creato nelle isole della Sonda il Parco Nazionale di Komodo, per proteggere quelle che sono considerate le più grandi lucertole del mondo, potendo superare 3 metri di lunghezza e un quintale di peso (anche se qualcuno assicura che un lucertolone più lungo, pur se meno robusto, si celerebbe ancora inafferrabile nelle foreste primarie della Nuova Guinea). Molti pensano che il Varano di Comodo abbia ispirato ai Cinesi le leggende dei draghi, mentre altri ritengono che il mito di questi «mostri», onnipresente nel folklore dell’estremo Oriente, sia nato piuttosto dal ritrovamento degli enormi scheletri di dinosauri fossili tra le sabbie dei deserti dell’Asia. Ma forse al mito del dragone hanno contribuito entrambi questi impressionanti fenomeni della natura.

La rassegna dei numerosi Parchi dell’Asia potrebbe continuare a lungo… Ma il primo approccio non poteva essere che un rapido sguardo capace di stimolare interesse e curiosità. E vorremmo concluderlo presentando la prima Area Protetta costituita lo scorso anno in Afghanistan, il Band-e-Amir National Park (nella foto in alto, N. d. R.). Dopo decenni di guerre e distruzioni, un’iniziativa positiva capace di attirare non armi e mine, ma pacifici visitatori da tutto il mondo. Un segno di speranza, che forse potrebbe moltiplicarsi, germogliando nuove Riserve tra quelle montagne aspre, incantevoli e poco conosciute.