Incredibile Australasia

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Megabiodiversità agli antipodi, un mondo capovolto, dentro e attorno all’Australia

È proprio vero che dire «antipodi» significa entrare in un mondo diverso, mai visto, capovolto. Non solo perché da loro è notte mentre qui è giorno, o per il fatto che laggiù è inverno mentre da noi è estate. E neppure perché il loro cielo, a ben riflettere, giace sotto ai nostri piedi. No, la vera peculiarità dell’Australia sta nell’incredibile varietà dei paesaggi, nella grande ricchezza della natura, e soprattutto nell’abbondanza di piante e animali strani, insoliti, stupefacenti.

Quando, tre o quattro secoli fa, iniziò l’esplorazione del nuovo continente, e i primi resoconti sulla fauna australiana e su quegli animali sconosciuti incominciarono a circolare nella vecchia Europa, nessuno voleva credervi: quasi tutti pensarono si trattasse di uno scherzo ben congegnato, o di un’abile truffa. Perché era difficile ammettere che potessero esistere Mammiferi come l’Ornitorinco, con tanto di grosso becco, abituato a nuotare come un siluro e per di più capace di deporre uova come un uccello. E si restava sbalorditi di fronte alla moltitudine dei Canguri, con coda enorme e robuste zampe posteriori, che saltellavano nelle praterie trasportando la prole in un morbido «porte-enfant» ventrale, detto marsupio (nella Foto dell’Archivio Centro Parchi). Per non dire poi delle piante, assolutamente diverse da tutte quelle presenti negli altri continenti, e assolutamente irriconoscibili per i pur valenti botanici della vecchia Europa e per l’intero mondo occidentale più progredito.

Esplorare la natura dell’Australasia o dell’Oceania (includendovi non solo la Tasmania e la Nuova Zelanda, ma anche la Nuova Guinea e i vicini Arcipelaghi) non è davvero impresa da poco. Significa imbarcarsi in un viaggio straordinario, ripercorrere la storia naturale del Pianeta, ricercare le radici dell’avventura dell’Uomo. L’Australia è il continente più piccolo, ma anche il più imprevedibile. Qui incontriamo alcuni dei deserti più vasti, inospitali e inesplorati del mondo, ma anche lembi lussureggianti di foresta pluviale scampati alla distruzione. C’è un po’ di tutto, naturalmente alla rovescia: perché andando verso nord ci si avvicina all’Equatore, dove vivono strani Opossum, enormi Fichi strangolatori e splendide Farfalle variopinte, mentre a sud, nella direzione della gelida Antartide, si possono vedere grandi Balene e piccoli Pinguini, e scavando nel terreno si potrebbero ammirare Vermi giganti simili ai Lombrichi, capaci di raggiungere i 3 metri di lunghezza. Se il Cigno da noi è bianco, ovviamente è nero in Australia, mentre il nostro nero Corvo ha laggiù un cugino bianco e nero. Dominano il paesaggio alberi particolari, anzitutto Eucalipti e Acacie, ma anche Casuarine, Araucarie, Melaleuche e Grevillee. Chi in primavera percorra i viali della parte settentrionale del Paese, resta abbagliato dalle cascate di fiori gialli della Cassia, azzurri della Jacaranda e rossi del Flamboyant.

Esistono in Australia circa 600 specie di Eucalipti, alcuni con fiori dai magnifici colori, altri tanto alti da superare i 100 metri, insidiando il primato delle Sequoie. Secondo le ricostruzioni degli esperti alcuni individui di Eucalipto regnante, noto come «Mountain Ash», purtroppo abbattuti all’epoca della colonizzazione, avrebbero raggiunto addirittura i 150 metri di altezza! Un albero endemico della Tasmania, il cosiddetto Huon Pine, conterebbe almeno 2.200 anni di età. E se nel mondo vi sono un migliaio di specie di Acacia, di queste ben 800 abitano proprio qui: e spetta alla bellissima Acacia dai fiori gialli, detta anche «Golden Wattle», il vanto di rappresentare l’emblema nazionale.

Ma la sorpresa botanica più incredibile risale ad appena pochi anni fa, allorché verso la fine del 1994, in una remota e profonda gola delle Blue Mountains (Montagne Azzurre), nel Parco Nazionale Wollemi a nord-ovest di Sidney, venne scoperto un albero sconosciuto. Era un parente delle Araucarie, e venne denominato Wollemi Pine: indagando più a fondo, gli studiosi si resero conto del fatto che si trattava di una pianta già conosciuta allo stato fossile, risalente all’epoca del Giurassico. Nascosto e protetto in quell’ambiente umido, quest’albero era riuscito a sopravvivere fino ai giorni nostri senza che nessuno se ne accorgesse. Per questo, fu deciso unanimemente di battezzarlo «Pinosauro», e di ampliare considerevolmente la protezione di quel prezioso territorio.

L’Australasia è ricca di Parchi Nazionali grandi e piccoli, ed enumerarne anche solo una minima parte sarebbe impossibile. Ma nella Nuova Zelanda ce n’è uno con una storia speciale, che merita di essere raccontata. Quando un paio di secoli fa la colonizzazione stava espandendosi alle falde del grande vulcano Tongariro, «montagna sacra» dei Maòri, le tribù locali temettero che quei luoghi da loro venerati potessero essere profanati. Allora i capi si riunirono, discussero a lungo e decisero di invocare la tutela della massima autorità conosciuta, la Corona d’Inghilterra. La regina Vittoria accettò il dono e mantenne la promessa: il territorio protetto divenne più tardi il Parco Nazionale Tongariro. Così quelle popolazioni semplici, considerate «selvagge» dai colonizzatori, non soltanto avevano conservato la montagna alle future generazioni, ma avevano anche offerto al progresso che avanzava il più illuminato esempio di vera civiltà.

(A volte gli incontri con gli animali di terra e di mare fanno pensare di essere tornati nel Paradiso terrestre: questi Delfini si fanno avvicinare tranquillamente dai bagnanti sulla spiaggia di Monkey Mia, nella Western Australia, come si vede nella Foto di Archivio del Centro Parchi))