Perché l’Italia non deve sottovalutare la riduzione

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Per il clima, lentissimamente, qualcosa si muove. Il cambio potrebbe venire dall’opzione del «common space» e dall’opzione del 30% per la riduzione della CO2. È quanto si ricava dalla parte introduttiva del resoconto ufficiale della Unfccc di Bonn e dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente di Lussemburgo.

Per quanto riguarda Bonn, probabilmente, la chiave di volta per un riavvio costruttivo del negoziato verso una conclusione positiva condivisa da tutti, dopo il flop di Copenhagen (da dimenticare), sta nel «common space», cioè nel lavoro di coordinamento e di integrazione fra i due gruppi che stanno scrivendo i due trattati (il nuovo protocollo di Kyoto ed il trattato di lungo periodo), «common space», in cui gran parte dei paesi vedono prospettive di sviluppi positivi, ma di cui Usa e Cina (ciascuno per i propri motivi) tendono a sottovalutarne l’importanza, anzi ad opporsi.

Per quanto riguarda Lussemburgo, dopo il consiglio dei capi di governo che si terrà il 27 giugno prossimo (dove la questione 30% verrà riproposta), probabilmente si arriverà (ad ottobre) alla decisione di una riduzione Ue del 30% al 2020 (tutti i grandi paesi europei sono favorevoli tranne l’Italia). La decisione è, infatti, strategica per far riacquistare un ruolo di leadership all’Unione europea nella prossima Conferenza di Cancun ed accelerare per raggiungere finalmente un accordo globale sul post Kyoto.

Quindi è opportuno che l’Italia non sottovaluti questa eventualità (riduzione del 30%) e si prepari adeguatamente ad affrontarla.

Già un’altra volta (quando Prodi era Capo della Commissione europea) l’Italia aveva sottovalutato l’eventualità che il protocollo di Kyoto entrasse realmente in vigore (la voce che girava allora era: tanto la Russia non ratificherà mai il protocollo di Kyoto e non si raggiungerà il quorum per farlo entrare in vigore), con la conseguenza che l’Italia si trovò spiazzata all’entrata in vigore del Protocollo, il 16 febbraio 2005, perché le emissioni nel frattempo erano aumentate di ben il 12% ed il tempo rimanente al 2012 (7 anni) diventava così troppo breve per azzerare il 12% e scendere fino a -6,5%. (V. F.)