La Ue fallisce ancora nella tutela delle foreste

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    Secondo il Barometro 2012 sul mercato del legname promosso dall’Associazione ambientalista, l’Italia è tra i paesi peggiori in Europa, manca totalmente un’azione di governo per la gestione del mercato del legname e delle norme in materia

    I 27 Paesi dell’Ue non stanno facendo abbastanza per arginare il flusso di legname, illegale e non sostenibile, nonostante l’imminente entrata in vigore delle due norme specifiche promosse dalla Ue per fermarne l’importazione, questo è quanto emerge dal «Government Barometer on Illegal logging and Trade 2012» promosso dal Wwf.

    Finora solo quattro paesi sono realmente pronti a importare legname provvisto di licenza, ai sensi del regolamento Flegt (Forest Law Enforcement, Governance and Trade) regolamento entrato in vigore nel 2005. E ben nove paesi non hanno ancora messo in atto nessuna delle necessarie misure di applicazione del regolamento Ue per il controllo del commercio del legname, che dovrebbe essere puntualmente implementato dal 3 Marzo 2013. L’indagine del Wwf condotta i tutti i Paesi interessasti ha rilevato come i migliori risultati, con 12 punti su un massimo di 18, siano rispettivamente quelli della Germania, Paesi Bassi e Regno Unito mentre l’Italia è all’ultimo posto con soli 2 punti.

    «Il Regno Unito è risultato essere il migliore, con le migliori prestazioni, ma è diventato uno dei più lenti in termini di miglioramento delle sue prestazioni – è quanto afferma Beatrix Richards, responsabile della politica forestale e del commercio al Wwf UK – lo studio dimostra che gli Stati membri dell’Ue avranno un anno molto impegnativo se vorranno garantire che questi due importanti strumenti legislativi entrino in vigore per escludere il commercio illegale di legname».

    Dall’analisi emerge inoltre che solo sette paesi stanno compiendo buoni progressi nel garantire che tutte le istituzioni pubbliche acquistino solo legname legale e sostenibile. Ben 11 paesi non hanno ancora tale politica in atto, avendo ancora legname illegale nelle loro catene di fornitura, e il monitoraggio della qualità di esecuzione è molto debole. Eppure l’idea di utilizzare la politica degli appalti pubblici per stimolare la domanda di legname prodotto in modo sostenibile e di origine legale nasce dal vertice di Rio nel 1992 e dall’Iniziativa Agenda 21, ma da allora sono pochi i progressi realmente avvenuti.

    I paragoni tra i punteggi nel corso delle indagini Barometro (2004-2012) evidenziano che il Belgio, la Francia e la Slovenia sono quelli le cui istituzioni hanno saputo affrontare gli impegni assunti con maggiore attenzione e professionalità e sono risultati i migliori. I Paesi che hanno avuto le peggiori performance e sono oggi i più pericolosi esecutori complessivi delle norme nel 2012, segnando due punti o meno, su un punteggio totale più di 18, sono stati Italia, Estonia, Finlandia, Grecia, Slovacchia e Spagna.

    «È impressionate vedere come l’Italia, che è uno dei maggiori mercati europei di legname e di suoi derivati, non sia riuscita a definire ed a promuovere una puntuale politica di gestione della materia – dichiara Rocco Responsabile del Programma Traffic, Specie e Foreste del Wwf Italia -. Le istituzioni non sono neppure riuscite ad identificare l’Autorità delegata a gestire la materia e negli scorsi mesi la Ue ci ha sollecitato a fare ciò con lettera scritta.

    «La mancanza di una Autorità Flegt e di una corretta applicazione delle norme oltre che rendere il nostro mercato ancora più insostenibile e responsabile della distruzione delle foreste del pianeta, rischia di compromettere anche il mantenimento e lo sviluppo di un intero settore produttivo del nostro paese, da quello del mobile alle cucine alla carta stampata, che vale svariati miliardi e impiega centinaia di miglia di addetti – continua Rocco – inoltre la mancata definizione di autorità e politiche rischia anche di fare scattare una nuova procedura di infrazione nei nostri confronti e in questo momento tutto ciò sarebbe ancora più paradossale». «Ci auguriamo che il Governo sappia risolvere questo problema quanto prima e recuperare il tempo finora perso e la credibilità di un Paese che è leader nel mondo per la sua industria del mobile», dichiara Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia.

    Una delle azioni di punta da parte dell’Ue, che sta lavorando con i paesi tropicali, è quella di stipulare accordi volontari di partenariato (Vpa) che permetteranno al legname concesso in licenza da questi paesi di entrare nell’Unione europea, sia ai sensi del regolamento Flegt e del regolamento Ue del legname. Solo sei Stati membri dell’Ue sono attualmente impegnati attivamente in questo e l’Italia non è uno di questi.

    A meno che i governi dell’Ue non facciano responsabilmente di più nei prossimi mesi i prodotti in legno venduti in tutta l’Ue saranno ancora responsabili della deforestazione e i nostri mercati rappresenteranno una minaccia seria per le ultime foreste tropicali del pianeta, minacciando e compromettendo relazioni sociali e devastando gli habitat naturali di intere arre del sudest asiatico dai Monti Annamiti tra il Vietnam ed il Laos, alle foreste della Birmania, alle isole di Sumatra e del Borneo o nel bacino amazzonico o in quello del Congo per citare alcuni. Gli impatti dei processi di disboscamento illegali e insostenibili stanno compromettendo il futuro di migliaia di specie e portando all’estinzione alcune di quelle più carismatiche dagli oranghi ai gorilla, dalle tigre ai gibboni oltre a contribuire significativamente ai processi di cambiamenti climatici.

    Continua Massimiliano Rocco: «Solo una adeguata legislazione può garantire la legittimità del mercato del legno. È necessario continuare a stimolare la domanda per la gestione sostenibile delle foreste, acquistando legname certificato attraverso sistemi credibili di certificazione come l’Fsc per garantire sia la legalità sia la gestione responsabile. Ciò contribuirà a garantire che quello che stiamo acquistando non sta distruggendo gli unici mezzi di sussistenza per milioni di persone che vivono delle foreste e dei loro prodotti e la nostra unica biodiversità».

    (Fonte Wwf)