Ancora paure dalle diversità

626
Tempo di lettura: 4 minuti

La diversità, che sia essa genetica, biologica, culturale, filosofica, morale o religiosa è ciò che garantisce la sopravvivenza e la dignità della vita sulla Terra. Un pianeta senza diversità sarebbe destinato a morire nel giro di poche ore. Un’umanità senza diversità sarebbe triste e priva di alcun senso

Io so perché tu sei bianco, ma tu non sai perché io sono nero.
(Risposta di un biologo africano ad una provocazione razzista)

 

La stupidità umana non ha limiti. Lo scriveva Albert Einstein parlando dell’Universo.
Lo dimostrano gli anni che passano da ogni camino che brucia le anime e le frasi di coloro che non riconoscono, in quel fumo d’esistenze verso il cielo, la sconfitta di un’intera specie.
L’odio nei confronti del diverso è un atteggiamento ripugnante e mortificatorio. Nessun animale, a parte l’uomo, discrimina un suo simile per il colore della sua pelliccia. Nessuno si ritiene superiore o inferiore perché il suo pelo è bianco, nero o grigio.
Nessuno viene escluso dal gruppo, emarginato, ridicolizzato, torturato, perseguitato perché preferisce il suo stesso sesso, perché è nato con l’epitelio di un altro colore.
L’uomo, l’animale razionale, vede nel diverso, nel concetto stesso di diversità, non la chiave di salvezza per il mondo, ma il nemico da combattere. Da eliminare. L’omologazione trasforma un fanatismo in un crimine contro la bellezza della vita.
Senza la diversità nessuno, neanche gli omofobi, potrebbero esistere. Ed è proprio questo aspetto che rende coloro che discriminano ciò che differisce da un arbitrario canone, i primi nemici della vita. Non della purezza della razza, non del machismo si fanno difensori, ma delle loro assurdità.
La diversità, che sia essa genetica, biologica, culturale, filosofica, morale o religiosa è ciò che garantisce la sopravvivenza e la dignità della vita sulla Terra. Un pianeta senza diversità sarebbe destinato a morire nel giro di poche ore. Un’umanità senza diversità sarebbe triste e priva di alcun senso.
Ma in tanti, appartenenti al genere umano, questo proprio non riescono a concepirlo. A distanza di molti anni si giustificano ancora crimini ed efferati omicidi di massa perpetrati in nome della pulizia etnica e morale. Si difende la posizione di uomini che hanno per sempre sporcato il significato della parola «purezza», coniando la definizione di «razza pura». L’ex premier Berlusconi, li definisce grandi personaggi della storia, statisti che hanno reso servigi alle nazioni.
Nel 2013 in Russia, a pochi passi da quell’Europa che è stata capace in meno di un secolo di produrre la più abominevole persecuzione di massa nei confronti della diversità e di vincere un ingiustificato premio Nobel per la pace, si promulgano leggi contro la propaganda omosessuale. Si rende reato non solo essere diverso, ma anche parlare diversamente.
Un passo indietro di oltre 200 anni lungo un faticoso progresso etico e morale.
Ma senza affacciarsi nella ex-Urss, dove da personaggi come Putin (i cui governi sono stati in grado di massacrare ceceni solo perché di differente origine) non ci si potrebbe aspettare che l’ennesima vergognosa follia, basta leggere le inchieste sulle esportazioni di armi supportate dal governo Merkel, che tanto si commuove durante le celebrazioni della Giornata della Memoria e cela sotto quelle lacrime l’aver semplicemente «esportato» in altre terre quei massacri compiuti qualche decennio fa da chi governava con fanatico totalitarismo il suo stesso regno.
Sembra che Charles Robert Darwin, così come davvero procede la scienza, più che per prove ed esperimenti di storia naturale avesse voluto dimostrare il suo credo, l’origine dell’uomo da un unico discendente, dopo aver assistito allo scandaloso trattamento degli schiavi utilizzati dalle compagnie spagnole e portoghesi per la conquista dell’America del Sud. Per Darwin l’abolizione della schiavitù diventò, come lui la definì, la sua «sacra causa». E da qui il suo travaglio e l’ostinata ricerca di una spiegazione scientifica all’uguaglianza nella diversità.
Sta proprio nel comprendere quanto tutti, uomini bianchi, neri, ebrei, cristiani, musulmani, omosessuali, eterossessuali, bisessuali, etc., siano contemporaneamente uguali e diversi, la vera rivoluzione culturale.
Capire che l’uguaglianza sta nei bisogni, nei sentimenti, nei diritti, nei doveri, nell’appartenenza alla Terra, nel rispetto delle leggi universali e della Natura e la diversità nella complessità e meraviglia stessa di quel miracolo, di quell’eccezione universale, che è la Vita.
Sino a quando non saremo in grado di realizzare che la Natura ha dotato delle più infinite forme bellissime (come lo stesso Darwin amava ricordare) gli esseri che popolano il pianeta affinché se ne servano per mantenere una condizione accettabile a garantire la vita stessa ed affinché questa si perpetui e prosperi proprio grazie alla diversità, sino a quando non capiremo che è questo il senso di tutto ed anche della nostra esistenza, non potremo mai sentirci veramente uomini. Mai veramente vivi.
Quegli stessi detrattori che modificano il messaggio di uguaglianza e diversità lasciato da Darwin duecento anni fa e lo utilizzano come scusante per un darwinismo sociale che autorizza gli stermini di massa per garantire «la sopravvivenza del migliore», per «eliminare il diverso» solamente per controllare meglio i popoli e loro menti, perdono la grande occasione di cogliere il messaggio insito nella bellezza di una pelle chiara e di una scura, di una carnagione giallognola o olivastra, di lingue lontane ed affascinanti, di occhi tondi o a punta, di ali o di zampe, di code o di creste, di foglie o di aghi, di uomini che amano altri uomini, di donne che amano altre donne, di gente che prega nelle moschee, di mani che stringono un crocifisso o di sai che si inchinano dinanzi ad uno stupa.
Sono poveri e tristi, ed impoveriscono ed intristiscono tutti. La diversità rende la Terra viva. La vita rende la Terra diversa.