L’antica climatoterapia può rispondere alla crisi della modernità

1883
stelvio
Tempo di lettura: 4 minuti

Nel dipartimento di patofisiologia di Kiev diretto da Vadim Berezowskii, trovano con sorpresa che la tubercolosi resistente ai farmaci viene sconfitta dalle cure climatiche sui Carpazi. Simili risultati anche per un’altra malattia, oramai epidemica cronica: le allergie. Sotto la direzione di Hassan Razzouk, sulle Alpi, sorge una moderna clinica delle malattie respiratorie croniche e delle allergie

Il Seminario sulla Climatoterapia svoltosi sotto l’egida dell’Associazione nazionale degli Ufficiali dell’Aeronautica e del suo Presidente Gen. Mario Majorani, e dell’Associazione stampa medica italiana con il presidente Mario Bernardini che hanno aperto i lavori con il loro saluto, ha rappresentato una serata scientifica che segna la nuova adolescenza della climatologia medica che si avvia verso la maturità dopo l’oblio seguito all’avvento della farmacologia moderna, che aveva messo in ombra la potenza e il ruolo delle cure climatiche e delle cure termali, tacciate dagli emergenti del potere scientifico negrico, di inefficacia terapeutica associabile al massimo a un placebo turistico.

L’incontro è stato una sorta di festa scientifica per i 16 anni del Centro studi di biometeorologia, nato nella sede della direzione dello storico Istituto di Idrologia Medica, per iniziativa della Scuola di idroclimatologia di Baldassare Messina e della Scuola di fisica dell’atmosfera di Massimo Scalia.

Mentre in Italia, abbiamo assistito allo smantellamento di tutti i centri climatoterapeutici (le colonie marine, di lago, e di tutti i centri antitubercolari con la caduta anche nella vicina Svizzera del centro climatoterapico storico della Montagna incantata di Davos, che oggi ritorna in auge, come ricordava Antonio Fraioli direttore della Scuola di Specializzazione in medicina Termale della Sapienza nel suo intervento introduttivo a proposito della storia della climatoterapia che aveva visto la Scuola romana di Messini dare contributi fondamentali come poi ha ricordato Gualtieri Valeri nell’excursus da Ippocrate a Messini al Prof. Giorgio Piccardi – The Chemical Basis of Medical Climatology che ha posto su basi solide la moderna climatologia medica.

Dai Carpazi comunque arrivano nuove risposte per la tubercolosi, quasi dimenticata nell’Occidente ricco ma per cui muoiono ancora nel mondo un milione e mezzo di persone all’anno, e per la quale le moderne e potenti cure antibiotiche mostrano la corda, mentre nel dipartimento di patofisiologia di Kiev diretto da Vadim Berezowskii, trovano con sorpresa che la stessa tubercolosi resistente ai farmaci viene sconfitta dalle cure climatiche sui Carpazi.

Simili risultati si sono visti anche per un’altra malattia, oramai epidemica cronica senza batteri o virus: le allergie. Questa volta la battaglia si svolge sul fronte occidentale, sulle Alpi francesi a 14 km dal confine italiano, a Briançon, sotto la direzione di Hassan Razzouk che ha riposizionato il sanatorio in una moderna clinica delle malattie respiratorie croniche e delle allergie usando con sapienza tutti i presidi moderni integrandoli con la potenza delle cure climatiche montane alpine e trasformando la più grande città di montagna d’Europa in una città della salute (con dieci cliniche private e una serie di scuole d’infanzia e un liceo climatico) dove i bambini delle città francesi allergici vanno a fare le scuole lontane dai fattori aggressivi delle città inquinate…

Grazie al Cembreu e al suo Presidente Hassan Razouk, la climatoterapia ha resistito agli attacchi che la volevano anche in Francia marginalizzare alla stregua di cure locale regionali (un paradosso indice della sapienza dei nuovi guru «scientifici» anche francesi che avevano già dato di recente il loro meglio nella Vicenda Benveniste di cui proprio il 12 marzo si ricorda la nascita a Parigi e di cui segnaliamo una nota di Lancet in occasione della sua scomparsa.
In comune i contestati lavori di Benveniste sulla memoria dell’acqua e la climatoterapia hanno qualcosa: non si spiegano solo con la chimica (di cui hanno fatto una splendida rassegna Mario Russo e Pasquale Avino della cattedra di Chimica analitica dell’Unimol).
Nella loro relazione Avino e Russo hanno mostrato come la ionizzazione dell’aria è un parametro importante per capire gli effetti biologici dei climi, e come tali effetti siano mediati anche da variazioni elettriche misurabili sulla cute.

Della fisica dell’atmosfera e della ionizzazione hanno parlato Massimo Scalia e Massimo Sperini.
Tema caro questo al cardiologo romano Alessandro Ciammaichella che ha dedicato 20 anni di ricerche ai rapporti tra variazioni climatiche e il grande incubo dell’uomo moderno, la rottura della pompa cardiaca con l’infarto.

Nella panoramica sugli intrighi ambientali non poteva mancare la paura principe che dopo Hiroshima inquieta l’uomo moderno: la paura della radioattività. Eppure è utile ricordare che prima di Hiroshima la parola radioattività non era associata a un dato negativo e molte acque terapeutiche vantavano proprietà radioattive.

Oggi dopo Cernobyl e Fukushima di cui ha parlato Giuseppe Quartieri, c’è un tentativo di fare i conti con l’impatto nucleare radioattivo sui sistemi biologici e su possibili misure ambientali preventive e terapeutiche per contrastare potenziali reazioni avverse da contaminazioni radioattive dei cibi delle acque e dell’ambiente.
Sul ruolo dei batteri (non sempre nemici dell’uomo) hanno parlato Laura Quartieri e Piero Quercia che nelle celle della fusione fredda di Frascati di Celani, con altri colleghi, ha messo in luce il batterio la Ralstonia Tuscolanense capace di metabolizzare materiali radioattivi e di bonificare le acque, alla stregua di quanto avvenuto con il petrolio nel mare del Messico per opera di altri batteri.

Del più controverso e problematico nodo delle cure da patologia da radiazioni ha discusso Franco Labate, internista di lungo corso, proponendo un approccio metabolico nutriceutico/farmaceutico di grande interesse che dovrebbe essere validato (o invalidato) in ampie ricerche cliniche controllate e in correlate ricerche cellulari per valutare le promettenti prospettive nel controllo degli effetti di esposizioni umane a radiazioni ionizzanti.

I lavori si sono conclusi con l’intervento del Generale Murace meteorologo e grande regista della promozione della scienza e dell’innovazione. L’intervento di Vincenzo Valenzi vista l’ora tarda e la cena incipiente è saltato ed è allegato per le considerazioni emergenti che evidenziano come in questi 16 anni sia maturato uno schema interdisciplinare che ci consente di cominciare a capire come aspetti che risultavano incomprensibili nelle interazioni tra clima e salute oggi trovano un substrato biologico che si modifica in maniera misurabile e correggibile. Ma di questo se parlerà meglio alla prossima Conferenza al Politecnico di Kiev a fine marzo e a fine settembre nella bella Crimea che ospiterà la decima conferenza internazionale Cosmos and Biosphere.
Una prima valutazione della climatoterapia con le sue implicazioni sociali ed economiche è stata discussa nel dibattito televisivo tra alcuni dei relatori, andato in onda venerdì 8 marzo su One Television.
Dall’antica Climatoterapia una delle tante risposte alla crisi della modernità? Può essere questa la domanda che sorge spontanea dopo questo summit. Al prossimo futuro la risposta.

 

Vincenzo Valenzi, Coordinatore Centro Studi di Biometeorologia, www.cifafondation.org