Liberate i delfini

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foto di Massimiliano Rosso
Due esemplari di tursiope
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Dossier Enpa: le strutture non rispettano la normativa. Denuncia alla procura della repubblica. Richiesti il ritiro della licenza di Zoomarine, sollecitato un intervento urgente al Cites ed ai ministeri competenti. L’Ente protezione animali chiede in pratica la chiusura dei delfinari

Anche i professori Marc Bekoff e Ric O’Barry lanciano un appello alle autorità italiane: chiudete i delfinari. In occasione della giornata mondiale contro la cattività dei cetacei, che ricorre domani, l’Enpa pubblica un dossier, realizzato in seguito a dettagliate ispezioni, che denuncia non solo gravi e palesi violazioni alla normativa vigente, ma la mancanza di controlli e di verifiche sulle strutture, nonostante le reiterate richieste avanzate in tal senso alle autorità competenti.

I delfinari, come gli zoo, possono ottenere l’autorizzazione alla detenzione dei mammiferi marini protetti – come specie in Appendici A e B Cites, questi animali non potrebbero essere utilizzati a scopi commerciali – purché mostrino di effettuare ricerca, conservazione ed educazione. «Ma questi principi – dichiara Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa – non sono evidentemente rispettati nelle strutture italiane. Abbiamo dettagliatamente documentato che esse non rispondono ai criteri previsti dalla normativa vigente e sono responsabili di continue violazioni: è infatti consentito toccare i delfini da parte del pubblico, realizzare spettacoli con musica assordante, programmi di pet therapy, concerti e altre iniziative prive di qualunque contenuto educativo/scientifico».

«Inoltre – prosegue Ferri – abbiamo rilevato che quattro delle cinque strutture italiane che detengono complessivamente 24 delfini, realizzano show degradanti per gli animali nei quali si inducono ad esibire atteggiamenti innaturali e non rispettosi delle esigenze socio etologiche proprie della specie ed ottenuti attraverso l’addestramento che prevede la deprivazione alimentare. Tali show nulla hanno a che vedere con l’educazione, la conservazione e la ricerca, piuttosto ripropongono una visione antropocentrica per la quale gli animali possono essere privati della libertà ed utilizzati come pagliacci, taumaturghi o tristi ambasciatori della loro specie».

«Le gravi e palesi violazioni alla normativa vigente ci hanno anche indotto a chiedere un immediato intervento al Corpo forestale servizio Cites per la verifica sulle strutture e sulla loro attività, ad inviare una richiesta di immediato ritiro della licenza di Zoomarine (unico delfinario autorizzato ai sensi della legge 73/05) ai ministeri della Salute, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole – aggiunge Ferri -. Inoltre, il nostro ufficio legale coordinato dagli avvocati Ricci e Stefutti, ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica nel quale si chiede di far luce sulle responsabilità e sul mancato rispetto delle norme. Nel nome di Violetta, Clio, Katia, Beta, Speedy, i 4 cuccioli di Cleo, Bravo, Bonnie e il suo cucciolo, Mosè, Girl, Sandy, Kuby, Lola, Joanna e molti altri delfini deceduti in cattività in Italia, è arrivato il momento di ripristinare la legalità e di restituire la dignità e il rispetto dovuti a queste creature che appartengono al mare».

Sabato 29 giugno, insieme a circa 500 persone del network internazionale contro la cattività dei cetacei, l’Enpa ha manifestato a Bruxelles per chiedere la chiusura di tutti i delfinari in Europa. All’iniziativa ha partecipato anche Ric O’Barry Project coordinator di «Dolphin Project», ex addestratore per la serie «Flipper» e protagonista del documentario premio Oscar «The Cove» 2011 nel quale denuncia le orrende mattanze dei delfini a Tajij dalle quali provengono moltissimi cetacei detenuti in tutto il mondo. Ric O’Barry ha espresso il proprio sostegno alla campagna dell’Enpa. «Sostengo questa campagna condotta a livello internazionale da anni, grazie alla mia amica Ilaria che in Italia e non solo, si spende per questa nostra causa comune – ha detto O’Barry -. Abbiamo infatti bisogno di far sapere al mondo intero che dietro il sorriso di un delfino in cattività c’è deprivazione, dolore, paura e sofferenza. In un mondo nel quale abbiamo perso la nostra parte selvaggia e la libertà, dobbiamo lottare affinché questi splendidi animali siano lasciati liberi di nuotare come vogliono e devono. Non ci fanno del male, non vogliono niente e noi dovremmo lasciarli vivere nel loro mondo e in pace».

Anche il professor Marc Bekoff (già docente di zoologia all’università di Boulder-Colorado e autore di numerosi libri e pubblicazioni scientifiche) esprime il suo appoggio alla campagna: «Sostengo la campagna Enpa contro la cattività dei cetacei che Ilaria Ferri conduce in modo scientifico da oltre 23 anni – ha detto Bekoff -. Mantenere i delfini in gabbie minuscole è un crimine contro la Natura e contro la loro natura. Questi esseri senzienti sorprendenti meritano di essere liberi di poter essere ciò che sono e non dovrebbero essere detenuti in gabbie minuscole, solo per essere utilizzati per l’intrattenimento umano e come macchine da riproduzione. È vergognoso detenere i delfini e gli altri animali in cattività, senza avere cura dei loro diritti naturali».