L’ambiente torna cenerentola

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Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella
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I guasti della società, ben individuati e additati dalla Costituzione, senza fare riferimento al peccato principale e al diritto inalienabile di ognuno di noi, quando veniamo al mondo, significa anteporre l’effetto alla causa. In altri termini, se la nostra società è caduta così in basso nella gestione della cosa pubblica è perché il diritto alla vita, il rispetto dell’ambiente, hanno perso totalmente di valore e di attenzione. In un certo senso, continua ad affermarsi una cultura produttivistica ed una cultura legalistica che garantisce la sicurezza e la crescita della prima

Il discorso d’insediamento del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, è stato di alto profilo e garanzia istituzionale. Ha raccolto il consenso di tutte le forze politiche, ha centrato tutti gli argomenti prioritari in questo momento dell’Italia tranne uno: l’ambiente.
L’ambiente ancora non riesce ad imporsi in politica, come visione centrale. E questo inficia tutti gli interventi negli altri campi.
Non raccordare la qualità dell’ambiente con il tipo di produzione, la malavita con il controllo ambientale, ad esempio, significa non capire poi i costi sanitari con l’aumento di malattie. I cambiamenti climatici con gli errori di gestione del territorio. I bisogni energetici con i guasti ambientali e le innovazioni tecnologiche. Gli accordi internazionali del libero commercio con la libertà dei cittadini. Ricordare i guasti della società, ben individuati e additati dalla Costituzione, senza fare riferimento al peccato principale e al diritto inalienabile di ognuno di noi, quando veniamo al mondo, significa anteporre l’effetto alla causa. In altri termini, se la nostra società è caduta così in basso nella gestione della cosa pubblica è perché il diritto alla vita, il rispetto dell’ambiente, culla della vita di tutti, hanno perso totalmente di valore e di attenzione.
In un certo senso, continua ad affermarsi una cultura produttivistica ed una cultura legalistica che garantisce la sicurezza e la crescita della prima.
È il senso di marcia imposto al governo da Renzi ed in questo senso stiamo andando indietro. Un esempio per tutti? La politica energetica.
La vita è un bisogno primario per ogni essere che viene al mondo. E non è un caso che la vita è diventata sinonimo di libertà. Per poter nutrire tale bisogno è necessario respirare, cibarsi e raggiungere gli obiettivi che ognuno si dà per perseguirli con dignità.
Ogni nazione si dà una struttura sociale per permettere ai propri abitanti di raggiungere tali valori e bisogni fondamentali.
Tutto il resto, ma proprio tutto, dal lavoro all’economia al tipo di Stato passano in secondo piano rispetto ad una qualità della vita che possa garantire un’esistenza dignitosa che permetta il raggiungimento delle speranze e degli obiettivi di ogni essere vivente.
Su questo fronte, da tempo, sono impegnati i cosiddetti ambientalisti che hanno cercato di spostare verso la difesa dell’ambiente, la centralità di ogni politica, ed è per questo che loro sono strettamente impegnati per allontanare tutte le guerre e tutte le limitazioni alle libertà.
La vita, l’ambiente, la pace sono i capisaldi dell’esistenza umana.
Una visione che abbracciasse la centralità dell’ambiente aveva cominciato a fare i primi passi con Francesco Cossiga: «Tenere alta la qualità dell’ambiente e della vita al profondo bisogno di pace».
Proseguita con più convinzione e visione globale da Carlo Azeglio Ciampi: «…con la difesa dell’ambiente intesa come grande opportunità economica creatrice di iniziative e di lavoro, ma soprattutto sentita come vincolo costituzionale di interesse generale. Vincolo che esprime il dovere di preservare un patrimonio, la terra, ereditato dai nostri padri per consegnarlo integro ai nostri figli».
E continuata nel primo discorso di insediamento da Giorgio Napolitano: «Nello stesso tempo, appare indispensabile rafforzare e modernizzare il settore dei servizi, e valorizzare con coraggio e lungimiranza il patrimonio naturale e paesaggistico, culturale e artistico senza eguali di cui l’Italia dispone».
Ma ahimè! Questo percorso sembra interrotto con il costituzionalista Sergio Mattarella. Speriamo ardentemente di sbagliarci.