Gli alberi monumentali del Parco nazionale del Pollino

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Anche il Parco nazionale del Pollino, oggi, si è dotato di questo strumento di conoscenza, che serve a proteggere, conservare e valorizzare i beni naturali del parco, di cui gli «alberi monumentali» sono i primi, più utili, più significativi, più importanti testimonial di scienza, di cultura, di storia del pianeta e della comunità umana

È uscito, lo scorso giugno, il volume «Alberi monumentali del Parco Nazionale del Pollino», pubblicato dall’Ente Parco. Sono 172 pagine di meravigliose fotografie, di utilissime schede tecniche, di prezioso database: un elegante atlante con 60 esemplari monumentali, scelti tra quelli più rilevanti dell’area protetta. Campeggia il pino loricato, simbolo del parco, la cui vetustà, dai risultati delle recenti ricerche, va oltre i 900 anni di età.
Dopo il primo censimento nazionale effettuato dal Corpo Forestale dello Stato nel 1982 e pubblicato nel 1990, la maggior parte delle regioni, tra cui la Calabria (L.R. n. 47 del 07.12.2009) e la Basilicata (L.R. n. 28 del 28.06.1994, DPGR n. 48 del 14.03.2005) hanno pubblicato degli elenchi degli alberi monumentali.
Anche il Parco nazionale del Pollino, oggi, si è dotato di questo strumento di conoscenza, che serve a proteggere, conservare e valorizzare i beni naturali del parco, di cui gli «alberi monumentali» sono i primi, più utili, più significativi, più importanti testimonial di scienza, di cultura, di storia del pianeta e della comunità umana.

Pino-loricato-coperetina«Tutto ciò che ci circonda – scrive nella Introduzione al libro, Annibale Formica – e che costituisce il mondo umano (comprensivo di quello naturale, N.d.R.) è opera di miliardi di persone che hanno plasmato la realtà lasciandovi tracce che sopravvivono al loro lavoro e alla loro scomparsa fisica» e, pertanto, può diventare veicolo «di un viaggio di scoperta di un passato carico anche di possibile futuro». Gli «alberi monumentali» del Pollino, censiti, proseguiranno oltre la nostra esistenza, portando dietro i significati, che siamo in grado di mettere dentro i concetti fondamentali dell’ecologia, e gli aspetti particolari della vita degli alberi nella interpretazione naturalistica che li accompagna.
Nel Rapporto sull’economia degli ecosistemi e della biodiversità del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo, il cosiddetto Teeb, «il valore del capitale naturale e dei servizi eco-sistemici delle foreste» viene assunto come base di una nuova economia fortemente legata all’ecologia.

Nel fare il censimento degli alberi monumentali del Parco Nazionale del Pollino e nel pubblicarne, ora, i risultati, il lavoro svolto mette insieme tutte le finalità istituzionali di un parco: dalla conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi naturali alla promozione sociale, economica e culturale delle popolazioni locali, dalla ricerca scientifica continua multidisciplinare e interdisciplinare alla didattica educativa e formativa e alla fruizione turistica.
È un importante capitolo di sintesi di quel lungo e laborioso processo di promozione, prima, e di creazione, dopo, del parco, che nel Pollino ha conquistato, nel 1958, la grande attenzione della opinione pubblica e della politica nazionale proprio con la VII Festa Nazionale della Montagna per le Regioni dell’Italia Meridionale promossa dal Corpo Forestale dello Stato (A cura del Corpo Forestale dello Stato, «Monte Pollino», stampato a cura della Pubblicit, Roma, 1958).

Negli studi, che sono seguiti, hanno assunto particolare rinomanza i valori naturalistici di due rarità botaniche, l’associazione abete-faggio e il pino loricato (Pinus leucodermis), definito «un elemento balcanico relitto risalente all’ultima glaciazione».
Per la difesa di tali valori l’Ente Parco Nazionale del Pollino ha promosso e sviluppato importanti studi e ricerche scientifiche, quali, negli ultimi anni, i progetti per: la costituzione della rete dei boschi vetusti dei parchi nazionali dell’Appennino meridionale, un laboratorio naturale permanente nel Parco, il pagamento dei servizi ecosistemici come modello innovativo per la Governance efficace delle Aree Agroforestali nei Siti Natura 2000, la conservazione in situ del germoplasma di Pino loricato, le foreste vetuste di faggio d’Europa, candidate a patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Il censimento effettuato dall’ente parco, nel 2013 e 2014, è il frutto dell’appassionato e competente lavoro professionale del Responsabile tecnico e amministrativo del procedimento, il dott. Aldo Schettino, coadiuvato nelle attività di campo da C. Pizzuti, G. Ciancia, N. Guarino, G. Greco, G. Fittipaldi, V. Attadia, A. Vacchiano, P. Franzese, V. Zaccaro, A. Amoroso e M. Cauterucci, e della preziosissima collaborazione degli agenti forestali del Cta-Cfs.
Con la supervisione scientifica dell’Accademia italiana di Scienze Forestali e, in particolare, del suo Presidente, prof. Orazio Ciancio, sono stati, inoltre, assicurati al lavoro di impostazione progettuale: il necessario coordinamento delle attività del gruppo di lavoro, la definizione dei parametri e dei criteri di censimento basati sul concetto di «monumentalità» e delle schede di rilevamento dei parametri biometrici, la revisione degli elaborati scritti e dei dati delle schede, la interpretazione delle caratteristiche degli alberi censiti (la specie, l’età presunta, lo stato fitosanitario, le possibili minacce).

I 137 alberi monumentali (vetusti, annosi e di grande dimensione) censiti sono dei veri e propri «archivi biologici». Il lavoro fin qui condotto ha riguardato le specie: Abete bianco (Abies alba), Acero montano (Acer pseudoplatanus), Castagno (Castanea sativa), Cerro (Quercus cerris), Faggio (Fagus sylvatica), Leccio (Quercus ilex), Quercia (Quercus virgiliana), Pino loricato (Pinus leucodermis), Ontano napoletano (Alnus cordata), Roverella (Quercus pubescens s.l.) e Ulivo (Olea europaea).
Inizia, ora, l’impegno più gravoso, che è quello di continuare il lavoro, implementandolo, senza limiti né di tempo né di spazio, con costanti aggiornamenti, monitoraggi e integrazioni, per «ricercare, scoprire, acquisire nuove conoscenze, ampliarle con nuovi paradigmi e nuovi racconti, storie ancora sconosciute, non ancora emerse, alle quali l’Ecomuseo del Parco Nazionale del Pollino si incaricherà negli anni futuri di dare voce».