I nostri abiti contaminano le montagne

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    Dagli Appennini alla Patagonia, tra montagne innevate e laghi d’alta quota che sembrano incontaminati e lontani dall’inquinamento rinvenute tracce di PFC, sostanze chimiche pericolose e persistenti, usate dall’industria dell’outdoor per rendere impermeabili i più comuni capi di abbigliamento

    Cosa indossiamo in montagna? PFC che vengono rilasciati in natura.
    Questo l’allarme lanciato da Greenpeace, organizzazione internazionale che agisce per denunciare i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace, che nei mesi scorsi è stata impegnata ad effettuare spedizioni in alcuni angoli remoti dell’Europa, dell’Asia e del Sud America.
    Dagli Appennini alla Patagonia, tra montagne innevate e laghi d’alta quota che sembrano incontaminati e lontani dall’inquinamento, indoviniamo un po’ cosa hanno scoperto?
    Nei campioni di acqua e neve analizzati si sono rinvenute tracce di PFC, sostanze chimiche pericolose e persistenti, usate dall’industria dell’outdoor per rendere impermeabili i più comuni capi di abbigliamento.
    Sicuramente risulta assurdo che proprio questi brand, che promuovono l’amore per la natura e la vita all’aria aperta, contaminino consapevolmente l’ambiente.
    Una contaminazione, quella ad opera dei PFC, che va ad interessare acqua, aria e cibo anche per diverse centinaia di anni e può diffondersi in tutto il Pianeta, anche nelle aree più remote della Terra. Alcuni PFC possono creare problemi alla salute, danneggiando il sistema riproduttivo e ormonale, oppure favorendo la crescita di cellule tumorali.
    Tutti noi amiamo fare trekking, scalare, andare in campeggio e in bicicletta ma certamente non vogliamo che l’inquinamento chimico sia l’impronta che lasciamo in natura al nostro passaggio.
    Ed è per questo motivo che bisogna fare pressione affinché questi brand si impegnino ad eliminare le sostanze chimiche pericolose, inclusi i PFC, dalle loro produzioni.
    E questo è da richiedere ancora più fortemente in quanto l’alternativa esiste. Produrre abbigliamento ed attrezzature per le attività all’aria aperta che siano sicure e sostenibili, mantenendo le loro caratteristiche di impermeabilità è già possibile ma il perché questi importanti brand non lo facciano sarà da imputare a cause altre facilmente additabili.
    Greenpeace per promuovere la cosa e dare incidenza alla questione ha creato il Movimento Detox Outdoor e lanciato una raccolta firme che tutti gli amanti dell’outdoor, tutti coloro che ritengono la natura la propria casa, sono impegnati a sottoscrivere.
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