Il compostaggio di comunità

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Il decreto è strutturato in quattro tematiche principali: l’autorizzazione all’esercizio e le condizioni di installazione dell’attrezzatura; la gestione dell’attività di compostaggio di comunità; l’utilizzo e le caratteristiche del compost; la trasmissione dei dati

È stato presentato presso il ministero dell’Ambiente, nell’ambito del convegno «Il compostaggio di comunità» organizzato dalla Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), il decreto ministeriale n. 266/2016 sulle procedure autorizzative semplificate e i criteri operativi.
Una prima occasione di confronto per dare risposta a qualche perplessità iniziale e informare sull’applicazione del decreto e sulle iniziative per il finanziamento delle apparecchiature per il compostaggio di comunità (piccoli impianti di compostaggio).
Il decreto in questione è strutturato in quattro tematiche principali: l’autorizzazione all’esercizio e le condizioni di installazione dell’attrezzatura; la gestione dell’attività di compostaggio di comunità; l’utilizzo e le caratteristiche del compost; la trasmissione dei dati. Il decreto introduce una modalità innovativa per il trattamento della frazione organica, che rappresenta il 35% della raccolta differenziata (rd), ossia la possibilità, per le utenze, di svolgere l’attività di compostaggio in maniera collettiva e autonoma senza la necessità dell’intervento dell’azienda comunale di gestione dei rifiuti.
Una modalità che può sortire benefici a tutti i livelli nella gestione dei rifiuti urbani con un cittadino che può vedere ridotto l’importo della tassa da pagare al Comune e uno Stato che può vedere raggiunti gli obiettivi di riciclaggio e di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica.
Claudia Brunori, Divisione uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli del Dipartimento Sostenibilità dell’Enea, nel corso dei lavori ha discusso sugli aspetti strategici degli impianti di compostaggio di piccola scala in determinati contesti territoriali e di assetto della gestione dei rifiuti rispetto agli impianti di grande scala.
La società moderna si sta muovendo da un’economia lineare ad un’economia circolare e l’Enea in questo processo stimola l’eco-innovazione di prodotto (ecodesign, Lct, Lca, riciclabilità, durabilità, facile disassemblaggio), l’utilizzo delle materie prime (nanomateriali, biomateriali, materiali riciclati), la simbiosi industriale, l’eco-innovazione di processo (basso consumo di risorse, basse emissioni, tecnologie pulite), i nuovi modelli di business (sharing economy, mercato prodotti di seconda mano, passaggio dal possesso all’uso dei beni-servizi), la gestione sostenibile fine vita (urban mining/landfill mining, riuso/riparazione/upgrade/riciclo).
Il Piano d’azione dell’Unione europea (Ue) per l’economia circolare prevede l’uso efficiente delle risorse con i rifiuti organici che dovrebbero essere raccolti separatamente, l’obiettivo di riciclo dei rifiuti urbani pari al 70% entro il 2030, la garanzia del principio di sussidiarietà e di proporzionalità.
Quello che si registra in tema di raccolta della frazione organica è che quest’ultima è cresciuta del 132% dal 2007 al 2014, si raccoglie circa 5,7 milioni t/anno su circa 12 milioni t/anno di organico. Nel 2015 la frazione organica del Rifiuto slido urbano (Forsu) è stata il 43% dei rifiuti differenziati corrispondenti a 6,7 milioni t/anno.
La raccolta porta a porta è cresciuta dal 53% nel 2007 al 74% nel 2014.
Un trend in crescita che vede i costi della raccolta della frazione organica fortemente variabili da regione a regione, differenza di costo sicuramente imputabile alla distanza degli impianti di trattamento dai luoghi di raccolta con correlati costi di trasporto.
Le scale di compostaggio prevedono grandi impianti aerobici – anaerobici, piccoli impianti, il compostaggio di comunità, il compostaggio domestico.
Per quanto concerne il compostaggio di comunità dal 2012 l’Enea ha avviato il Progetto Astro (Attività sperimentale trattamento organico) che prevede la valorizzazione in loco della frazione organica dai residui della mensa.
Andrea Lanz dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha argomentato in merito al contributo del compostaggio di comunità al raggiungimento degli obiettivi di rd e di riciclo andando a definire come i processi biologici dedicati al recupero di materia dei rifiuti urbani siano stati caratterizzati, negli ultimi anni, da un’evoluzione delle tecnologie di trattamento.
Il trattamento biologico dei rifiuti organici da rd è eseguita in impianti di compostaggio (263 impianti in Italia), in impianti di digestione anaerobica (20) e in impianti di compostaggio dotati di linee di digestione anaerobica (26). Questi ultimi impianti sono costituiti da linee di trattamento integrate e sequenziali, che consentono, con il trattamento anaerobico, di recuperare biogas e, con il successivo trattamento aerobico, di trasformare il digestato in ammendante.
Il trattamento biologico dei rifiuti organici da rd mostra un’evoluzione positiva del settore sia nelle quantità complessive sia nella quota delle frazioni organiche selezionate.
Un argomento importante quello del compostaggio di comunità che per essere capito e apprezzato da tutti deve prevedere campagne di riduzione, la promozione delle raccolte differenziate, la presenza di un’informazione capillare sul territorio, un piano infrastrutturale che garantisca una maggiore presenza di impianti di compostaggio nel Centro-Sud Italia, la promozione dell’impiego del compost prodotto in agricoltura.