Bracconiere siciliano ha ucciso Clara

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Capovaccaio M Mendi
Un esemplare di capovaccaio in volo. Foto Michele Mendi
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Gravissimo atto nel Trapanese, il raro capovaccaio in viaggio verso l’Africa. In Sicilia caccia e bracconaggio fuori controllo, il Wwf chiede al presidente Musumeci di sospendere subito l’apertura anticipata della caccia


Un rarissimo avvoltoio capovaccaio è stato ucciso in Sicilia dai pallini di un bracconiere: gli accertamenti radiografici dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo hanno individuato ben sette pallini di piombo distribuiti nel suo corpo. Si trattava di un esemplare liberato nell’ambito del progetto Life Egyptian vulture, gestito dal Cerm. Faceva parte di una coppia (Clara e Bianca i loro nomi) che aveva raggiunto la Sicilia percorrendo circa 800 chilometri per proseguire la migrazione verso l’Africa sub-sahariana. I loro movimenti erano monitorati grazie da un trasmettitore Gps/Gsm.

L’uccisione di Clara rappresenta un gravissimo crimine di natura che colpisce una specie ormai rarissima e vanifica gli sforzi (e le relative risorse anche economiche) di Unione europea e ministero dell’Ambiente per consentirne la sopravvivenza. La Regione ha emanato un calendario venatorio inaccettabile, che abolisce limitazioni e concede ai cacciatori di sparare con meno vincoli e per una stagione più lunga. Nemmeno le specie super protette come i rapaci più rari (impossibili da confondere con specie cacciabili) si salvano.

Non è stato rispettato nemmeno l’autorevole parere scientifico di Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale), che aveva fortemente criticato la Regione sull’eccessiva estensione di specie e periodi di caccia, chiedendo di limitare l’attività venatoria. Grazie anche all’indebolimento dei controlli, in Sicilia caccia e bracconaggio sono fuori controllo: i 30mila cacciatori regionali hanno la quasi certezza di non incappare in nessun controllo. Uniche eccezioni sono la Polizia provinciale di Ragusa e le Guardie volontarie Wwf.

Sull’episodio è intervenuto il Vice Presidente del Wwf Italia, Dante Caserta: «Ora contiamo sull’operato delle Forze dell’ordine, in particolare dei Carabinieri forestali, per l’avvio di rapide indagini per individuare il criminale e chiediamo la collaborazione delle Associazioni venatorie, che per prime dovrebbero attivarsi. I nostri legali valuteranno anche azioni indirizzate alla Magistratura contabile nei confronti dei pubblici amministratori, nel caso rimangano inerti di fronte questo delitto».

La Sicilia, ed in particolare la zona di ritrovamento dell’animale, costituisce una sorta di collo di bottiglia per il capovaccaio che con meno di 10 coppie rappresenta la frazione decisamente più consistente della popolazione italiana. Ciò a sottolineare l’importanza di quell’area per la sopravvivenza della popolazione nazionale della specie.

Il Wwf è attivo in Sicilia con il Progetto Life ConRaSi, sostenuto finanziariamente dalla Commissione europea con l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione di tre specie in pericolo: aquila di Bonelli, lanario e capovaccaio. È un progetto promosso e coordinato dal Wwf Italia e coinvolge attivamente la Regione siciliana (Dipartimento regionale ambiente e Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale) e l’associazione spagnola Grefa. Grazie alle attività finanziate dal progetto in Sicilia si contano oggi 44 coppie di aquila del Bonelli, più del doppio rispetto a 20 anni fa.

(Fonte Wwf)