I limiti della crescita, 50 anni di «prove»

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Nei 50 anni di vita del Club di Roma la crescita economica e della popolazione sono continuate con aggravamento delle crisi sociali e ambientali; si pensi soltanto all’inarrestabile riscaldamento globale dovuto all’effetto serra, cioè alla «crescita» nell’atmosfera dei gas, soprattutto anidride carbonica e metano, liberati dalla produzione e dai consumi umani. Il 17 e il 18 ottobre si terrà a Roma una manifestazione per ricordare il 50° anniversario della fondazione del Club di Roma


Il 17 e il 18 ottobre si terrà a Roma una manifestazione per ricordare il 50° anniversario della fondazione del Club di Roma. Gli Anni Sessanta, mezzo secolo fa, erano turbolenti, di tensioni fra le potenze nucleari, di guerre per le materie prime e di rapido aumento della popolazione soprattutto nei paesi appena liberati dal colonialismo.

Aurelio Peccei, uno degli intellettuali più attenti al destino dell’umanità, decise di riunire a Roma un gruppo di studiosi e imprenditori, costituitisi poi in Club di Roma, al fine d studiare la «difficile situazione» dell’umanità e di cercare dei rimedi.

Poco dopo Peccei incontrò un professore del Massachusetts Institute of Technology (Mit), Jay Forrester, che gli propose di affrontare il problema con l’analisi dei sistemi, una tecnica che aveva applicato per fare previsioni nel campo industriale e urbanistico.

Forrester nel 1970 elaborò uno studio che metteva in relazione le prevedibili variazioni col tempo della popolazione, della produzione agricola e industriale e dei relativi inquinamenti e della disponibilità di risorse naturali non rinnovabili.

La variazione di ciascuna grandezza influenza l’aumento o la diminuzione delle altre con effetti reciproci «controintuitivi».

Le relative equazioni potevano essere risolte con l’uso dei calcolatori elettronici che cominciavano ad essere disponibili negli Stati Uniti. Una prima versione dello studio di Forrester col titolo: «Counterituitive bahavior of social systems» fu presentata al Congresso degli Stati Uniti nell’ottobre 1970 e al Senato italiano nel marzo 1971.

Lo studio di Forrester si tradusse in un libro, curato dai suoi allievi, che apparve nel giugno 1972 in concomitanza con la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano di Stoccolma col titolo inglese «The Limits to Growth» e fu immediatamente tradotto in tutte le lingue, in italiano col titolo «I limiti dello sviluppo».

La conclusione era che, in un pianeta di risorse limitate, l’aumento della popolazione e la crescita della produzione agricola e industriale e dei conseguenti inquinamenti e impoverimento delle riserve di risorse naturali, non avrebbe potuto continuare a lungo. La soluzione andava cercata nel raggiungimento di una situazione di equilibrio in cui cibo e beni materiali fossero prodotti in modo da non danneggiare, con gli inquinamenti, l’ambiente naturale e la salute di una popolazione stazionaria.

Ne è nato un vivace dibattito; gli economisti, soprattutto, contestarono l’idea che la crescita economica potesse rallentare, dal momento che la crescita è proprio il fine fondamentale dell’economia.

Le reazioni al libro in Italia sono state illustrate in un saggio dello storico Luigi Piccioni, pubblicato in «Altronovecento».

Il dibattito è rallentato con le crisi degli Anni Settanta e successivi, la crescita mondiale è andata continuando così come sono continuate, come previsto dal libro sui «Limiti», le guerre per le materie prime e gli inquinamenti, il cui caso più vistoso è costituito dal riscaldamento planetario.

Il Club di Roma ha continuato le sue attività e la pubblicazione di vari altri libri, come il recentissimo «Come on» (Firenze, Giunti), che hanno illustrato molte proposte di azioni sociali e tecnologiche con cui allontanare o almeno attenuare i danni ambientali e l’impoverimento delle risorse naturali; uso di energia solare, riciclo dei prodotti usati, progettazione di prodotti duraturi, eccetera.

Nei 50 anni di vita del Club di Roma la crescita economica e della popolazione sono continuate con aggravamento delle crisi sociali e ambientali; si pensi soltanto all’inarrestabile riscaldamento globale dovuto all’effetto serra, cioè alla «crescita» nell’atmosfera dei gas, soprattutto anidride carbonica e metano, liberati dalla produzione e dai consumi umani.

In 50 anni la popolazione umane è raddoppiata passando a 7.500 milioni, con una ulteriore continua crescita di 80 milioni di persone all’anno. È cresciuta la ricchezza mondiale ma sono rimaste insostenibili disuguaglianze e ingiustizie, fonti di conflitti. Proprio come aveva previsto il libro sui «Limiti».

Va quindi salutata con interesse la ristampa di tale libro nel testo originale italiano del 1972, con il più appropriato titolo «I limiti alla crescita» (Massa (MS), editrice Lu::Ce).

Così come vanno ricordati con gratitudine il contributo e la preveggenza di Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma da cui tutto è cominciato. La sua avventura umana è stata oggetto di molte pubblicazioni, fra cui il libro di Mario Salomone, il direttore di questa rivista: «Oltre il “malpasso”. Orientati al futuro. Aurelio Peccei e il Club di Roma», Torino, Scholé, 2012 e i due fascicoli monografici di .eco n. 5, 2008 e n. 1, 2009.

Giorgio Nebbia, Professore emerito di Merceologia, Università di Bari