Pfas, gli effetti sulla salute

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I Pfas possono penetrare nell'organismo attraverso l'ingestione, anche per inalazione durante la doccia e per assorbimento cutaneo
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L’audizione presso il Congresso degli Stati Uniti d’America del Niehs in tema di Pfas è stata l’occasione per presentare i risultati di alcune ricerche in materia


Dalle sale del Congresso degli Stati Uniti ad un raduno internazionale a Zurigo, oggi scienziati, ricercatori, legislatori, politici stanno cercando di rispondere alle crescenti preoccupazioni per la salute umana derivanti da una classe di sostanze chimiche note con l’acronimo Pfas.

Le sostanze per-fluoro-alchiliche (Pfas), per le loro peculiari caratteristiche fisiche e chimiche, sono state ampiamente utilizzate dagli anni 50 nell’industria e nel commercio e sono pertanto presenti in diversi prodotti comuni (pentole antiaderenti, indumenti idrorepellenti, tessuti e tappeti resistenti alle macchie, alcuni cosmetici, alcune schiume antincendio e prodotti resistenti a grasso, acqua e olio).

Le stesse peculiarità rendono tuttavia queste sostanze altamente persistenti e diffuse in tutti i comparti ambientali con una presenza particolarmente rilevante nel comparto idrico e ne sono ormai riconosciuti gli effetti sulla salute umana.

Gli esseri umani sono esposti ai Pfas attraverso una miriade di pratiche e prodotti. L’ingestione, in particolare attraverso l’acqua potabile, è la via di esposizione umana predominante; dopo anni di utilizzo, i Pfas sono stati infatti trovati sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee, causando esposizione, oltre che attraverso l’ingestione, anche per inalazione durante la doccia e per assorbimento cutaneo. I contenitori per gli alimenti, l’abbigliamento e i mobili resistenti alle macchie costituiscono altri possibili percorsi di esposizione per l’uomo.

Le attuali conoscenze relative agli effetti sulla salute umana derivano da studi condotti su animali e da indagini epidemiologiche su lavoratori e popolazioni esposte, svolti principalmente negli Stati Uniti. La ricerca condotta fino ad oggi ha rilevato associazioni tra esposizione a Pfas e specifici effetti negativi sulla salute umana; qui riportiamo gli esiti di alcune ricerche che sono stati presentati in occasione dell’audizione del National Institute of Environmental Health Sciences (Niehs) e del National Toxicology Program (Ntp) presso il Congresso degli Stati Uniti d’America lo scorso settembre 2018.

Possibili effetti avversi sulla salute umana

  • Disfunzioni del sistema immunitario: nel 2016, il National Toxicology Program (Ntp) ha concluso che il Pfoa e il Pfos (due Pfas più comunemente usati e trovati nell’ambiente) sono considerati un rischio per la funzione del sistema immunitario sano negli esseri umani; l’esposizione degli adulti ai Pfas è stata anche associata ad una diminuzione nella produzione di anticorpi.
  • Cancro: i dati epidemiologici sulle associazioni tra Pfas e rischio di cancro sono limitati, gli studi condotti mostrano che le persone esposte ad alti livelli di Pfas possono avere un aumento del rischio di cancro al rene o ai testicoli, tuttavia, questi studi potrebbero non aver esaminato altri fattori come il fumo. Altre ricerche condotte su animali hanno dimostrato come Pfoa e Pfos possono causare cancro al fegato, ai testicoli, al pancreas e alla tiroide. Tuttavia, alcuni scienziati ritengono che gli esseri umani potrebbero non sviluppare gli stessi tumori degli animali.
  • Sviluppo cognitivo e neurocomportamentale dei bambini: alcuni studi epidemiologici sull’uomo hanno mostrato associazioni tra alcuni Pfas ed effetti sullo sviluppo. Uno studio sull’uomo ha rilevato un’associazione tra esposizione ai Pfas durante la gravidanza e diminuzione del peso alla nascita e della circonferenza della testa, solo nei maschi. Altri studi hanno dimostrato relazioni tra esposizione prenatale a determinati Pfas (soprattutto Pfos) ed effetti neurocomportamentali come, ad esempio, abilità cognitive, sviluppo psicomotorio, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività.
  • Disturbi endocrini: gli studi suggeriscono che l’esposizione precoce ad alcuni Pfas può contribuire allo sviluppo di malattie metaboliche, tra cui l’obesità e il diabete di tipo 2. Sebbene sia necessaria un’ulteriore conferma, i risultati di uno studio suggeriscono che l’esposizione ad alcuni Pfas durante la gravidanza possa influenzare il metabolismo dei lipidi e la tolleranza al glucosio. Sembra che alcuni Pfas possano anche influenzare il peso corporeo più avanti nella vita. La fertilità è un altro risultato correlato agli effetti endocrini: una revisione della letteratura sulle recenti prove epidemiologiche umane sull’associazione tra esposizione ad alcuni Pfas e misure di fertilità umana mostra il potenziale di effetti sulla fecondabilità femminile (cioè la probabilità di concepimento).

Dalla sommaria rassegna degli studi condotti, emerge senza dubbio come sia necessario intensificare la ricerca in questo campo; se infatti negli ultimi anni la conoscenza delle associazioni epidemiologiche è costantemente cresciuta, molte domande rimangono ancora senza risposta ed occorre migliorare la comprensione dei potenziali meccanismi e processi biologici attraverso cui i Pfas possono avere un impatto sulla salute umana. Un gruppo di oltre 50 scienziati e regolatori internazionali si è riunito nel novembre 2017 a Zurigo, in Svizzera, e ha identificato e condiviso esigenze ed obiettivi in materia di Pfas, formulando raccomandazioni per tutti coloro che svolgono ricerca, legiferano ed utilizzano tali sostanze, esortandoli a collaborare. Al termine del workshop è stato redatto un documento (cosìddetta dichiarazione di Zurigo), che è stato anche pubblicato ad agosto scorso sulla rivista «Environmental Health Perspectives».

Approfondimenti sul sito Web dell’Agenzia statunitense per le sostanze tossiche e il registro delle malattie.

 

(Fonte Arpat, Testo di Maddalena Bavazzano)