«Avventura Parco», una storia italiana

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Se qualcuno volesse sapere cosa si sia fatto in Italia per la protezione ambientale, perché tante difficoltà e quali risultati raggiunti, non può evitare di imbattersi nella vicenda di Tassi. Una storia esemplare dell’ambientalismo in Italia, dal 1969 al 2002, che continua

Ci sono recensioni che è impossibile fare. Come si può, in poche battute, recensire una libro che è il racconto di una vita anzi, di più, fa il punto di una vita affinché si prenda nota…

È il libro di Franco Tassi, «Avventura Parco. Gli anni d’oro del Parco nazionale d’Abruzzo» (curatore Francesco Mossolin, Stella Mattutina Edizioni, 256 pagine con + di 200 immagini, 24 €), un amico, un collaboratore prezioso, un aiuto nel mare magnum delle difficoltà che si possono incontrare nel fare una rivista ed un portale di ecologia.

Una collaborazione ininterrotta, sin da quando giovane giornalista lo incontrai in un convegno a Torre Guaceto. Una collaborazione che ha resistito anche quando «forze avverse» consigliavano prudenza…

Ora questo libro sulla scrivania. Ripercorro la mia vita e le tante battaglie ma anche e, soprattutto, la vita di Franco Tassi, pezzi di storia dei parchi italiani racchiusi già in decine di articoli sul giornale per il quale lavoravo e nel nostro portale e nella rivista.

E ha fatto bene Tassi a proporre questo lavoro, a fermare attimi di vita, di tribolazioni, di gestione scientifica e di amministrazione creativa di una parte importante delle aree protette italiane.

Se qualcuno volesse sapere cosa si sia fatto in Italia per la protezione ambientale, perché tante difficoltà e quali risultati raggiunti, non può evitare di imbattersi nella vicenda di Tassi. Una storia esemplare dell’ambientalismo in Italia, dal 1969 al 2002, che continua.

Uno scienziato, uno studioso, un ricercatore ambientale che ha sempre avuto mille riconoscimenti e mille nemici, che ha combattuto in solitudine e controcorrente sempre per il bene della natura. Ha anticipato strategie di gestione degli equilibri naturali con scienza e fantasia creativa, ha realizzato e promosso un sano turismo ambientale quando si pensava solo a disboscare per favorire il cemento, piste da sci, edilizia selvaggia in un’area che doveva essere un tempio della natura. Antesignano della sostenibilità quando ancora non si sapeva che cosa fosse e perché.

E lui ha lottato sin dall’inizio della sua nomina, ha combattuto per spiegare le dinamiche degli animali selvatici ed ha riequilibrato le specie che erano in pericoloso declino. Dall’orso marsicano al lupo, dal camoscio ai boschi.

Paesini senza speranza sono diventati centri di interesse turistico e il Parco d’Abruzzo è diventato un esempio e un modello di gestione anche all’estero.

Poi, nella migliore tradizione italiana, quando la persona attaccata è debole e non può difendersi, scatta l’azione vigliacca e costruita a tavolino, per liberarsi di una figura ingombrante e che non permette l’intrusione di azioni dannose per il parco.

Un periodo oscuro per l’Italia (e che ancora continua) che ha fatto saltare le norme più elementari della scienza forestale e zoologica. Ma, quello che è pregevole, è che dopo anni di battaglie giudiziarie, di accuse e di calunnie, che avrebbero atterrato chiunque, Tassi si è difeso uscendone totalmente pulito, innocente e chiaramente vittima sacrificale di una nazione incapace di cogliere e valorizzare tanto il suo ambiente quanto le persone che lo difendono.

Il Lettore farebbe bene a leggere questo libro-documento per toccare con mano che oltre all’ambientalismo da salotto ed affaristico, esiste anche quello praticato e, guarda caso, è anche il più avversato.

Molto opportunamente, Franco Tassi, nella Postfazione, scrive: «Possibile che chi difende la Natura sia davvero costretto a lottare “solo contro tutti”? In Italia, finora, pare sia proprio così. Renzo Videsott, il grande salvatore del Parco nazionale Gran Paradiso, e sua vera anima per oltre vent’anni, soleva ripetere che “l’efficienza di un Direttore si misura dalle ostilità, e dai tentativi di estrometterlo”. E quando arrivato alla pensione, lasciò il suo incarico, confidò tristemente “me ne vado, odiato da tutti…”. La conferma evidente che, in una società come la nostra, sempre pronta a predicare solennemente le virtù, ma spesso più incline a praticare i vizi, annaspiamo ancora nella preistoria della civiltà ecologica».

Ecco i libri che bisognerebbe leggere per conoscere la nostra storia ed imparare sia a camminare con la schiena dritta sia a guardarsi da facili modelli che conoscono solo le scorciatoie.

Il passato non bisogna smarrirlo perché «per capire come siamo oggi, e dove andremo domani, sarà sempre molto importante ricordare come eravamo ieri».

 

Ignazio Lippolis