L’olio di palma in 30 anni ha sostituito le foreste

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Distrutto l’habitat di specie come l’orango del Borneo, il rinoceronte, l’elefante e la tigre di Sumatra

Un nuovo studio di Roberto Cazzolla Gatti, professore associato presso la Tomsk State University in Russia e Research Fellow del Konrad Lorenz Institute for Evolution and Cognition in Austria e della biologa russa Alena Velichevskaya, mostra prove inequivocabili che la certificazione dell’olio di palma non garantisce la «sostenibilità ambientale». Lo studio ha rivelato che delle attuali 27 basi di approvvigionamento certificate Rspo nel Borneo indonesiano (Kalimantan), 23 sono situate in un’area che è stata l’habitat degli oranghi fino al 1999. Inoltre, 3 di queste 27 basi di approvvigionamento certificate Rspo erano ancora completamente coperte da foreste tropicali fino al 2003-2008 prima di essere rapidamente abbattute, trasformate in piantagioni di palma da olio e quindi certificate come «sostenibili»

Una notevole preoccupazione globale è cresciuta intorno alla «sostenibilità» dell’olio di palma in termini di esportazione mondiale e di impatto sull’ambiente negli ultimi anni. Pertanto, le parti interessate dei diversi settori dell’industria dell’olio di palma, compresi produttori di palma da olio, rivenditori, banche, investitori, Ong per la conservazione della natura e lo sviluppo, hanno costituito nel 2004 la Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (Rspo) con «l’obiettivo di promuovere la crescita e utilizzo di prodotti sostenibili a base di palma da olio attraverso standard globali credibili e coinvolgimento delle parti interessate».

Alcuni studi scientifici hanno affermato che la certificazione ha ridotto significativamente la deforestazione nelle piantagioni dei membri Rspo, ma ulteriori ricerche hanno suggerito che l’olio di palma certificato non è poi così sostenibile come si credeva prima. Questo perché la deforestazione è stata generalmente valutata in piantagioni certificate che contenevano già poca foresta rimanente all’inizio degli studi. Sembra ovvio che, nelle aree già gravemente danneggiate, se gli studi non tengono conto dei recenti cambiamenti dell’uso del suolo, la certificazione della concessione possa apparire vantaggiosa per l’ambiente.

Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista «Science of the Total Environment» (intitolato: Certified «sustainable» palm oil took the place of endangered Bornean and Sumatran large mammals habitat and tropical forests in the last 30 years, https://doi.org/10.1016/ j.scitotenv.2020.140712), condotto dal prof. Roberto Cazzolla Gatti, professore associato presso la Tomsk State University in Russia e Research Fellow del Konrad Lorenz Institute for Evolution and Cognition in Austria e la biologa russa Alena Velichevskaya, mostra, con un’analisi ad alta risoluzione di immagini satellitari, che le concessioni di palma da olio certificate e le basi di approvvigionamento hanno sostituito l’habitat dei mammiferi in via di estinzione e hanno eliminato le ricche foreste tropicali di Sumatra e Borneo negli ultimi tre decenni.

Olio Palma Cazzolla
Riassunto grafico del nuovo studio sull’impatto dell’olio di palma certificato come «sostenibile» sulle foreste e sulle specie rare di mammiferi del Sudest asiatico. Si nota la sovrapposizione delle attuali piantagioni da cui proviene l’olio di palma certificato come «sostenibile» e gli habitat recenti di specie minacciate come l’orango del Borneo, il rinoceronte, l’elefante e la tigre di Sumatra che sono stati eliminati per far posto a piantagioni di palme da olio che hanno poi ricevuto il marchio di «sostenibilità» dall’Rspo (immagine tratta da https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969720342340#f0015)

«Nel nostro precedente studio del 2019 — ha dichiarato il prof. Roberto Cazzolla Gatti — avevamo già suggerito che le concessioni certificate non differiscono molto da quelle non certificate. Utilizzando i dati preliminari della perdita di copertura forestale dal 2001 al 2016, avevamo scoperto che la produzione di olio di palma certificata non può essere completamente priva di deforestazione. Questa volta abbiamo aumentato, ancora di più, il livello di dettaglio della nostra ricerca, allargando le serie storiche agli ultimi 36 anni e adottando un’analisi diretta di immagini satellitari ad alta risoluzione per valutare l’impatto dell’espansione della palma da olio sull’habitat dei mammiferi in via d’estinzione e sulle foreste tropicali di Sumatra e del Borneo».

Le foreste tropicali del Sudest asiatico sono abitate da oranghi, rinoceronti, tigri ed elefanti in via di estinzione e minacciati dalla deforestazione, causata anche dall’espansione della palma da olio. Questo nuovo studio, frutto dell’analisi di una serie temporale di immagini rilevate da satellite tra il 1984 e il 2020, ha scoperto che la maggior parte delle aree di approvvigionamento e delle concessioni di coltivatori attualmente certificati dall’Rspo a Sumatra e nel Borneo si trovano all’interno dell’habitat degli anni 90 dei grandi mammiferi e in aree che erano ricche foreste tropicali meno di 30 anni fa.

«Con questo studio proponiamo — continua il prof. Cazzolla Gatti — che la frase “olio di palma sostenibile” non venga più utilizzata per ripulire la reputazione di questo prodotto tropicale perché non può garantire che la produzione di olio di palma provenga davvero da una rimozione non recente delle foreste tropicali e degli habitat delle specie in via di estinzione. In effetti, abbiamo scoperto che l’attuale domanda di olio di palma certificata è quasi completamente fornita da quelle aree e piantagioni che, in meno di tre decenni, hanno sostituito alcune delle più diverse foreste tropicali al mondo e gli habitat dei grandi mammiferi minacciati d’estinzione».

I risultati di questo studio hanno dimostrato che gli schemi di certificazione rivendicano la produzione «sostenibile» di olio di palma solo perché oscurano un passato molto recente di deforestazione e degrado dell’habitat. In effetti, Cazzolla Gatti e Velichevskaya hanno stimato che, nel Borneo e Sumatra, oltre il 75% di tutte le attuali concessioni dei membri della Rspo ha preso il posto degli habitat degli anni 90 di grandi specie di mammiferi in via di estinzione. Lo studio ha rivelato che delle attuali 27 basi di approvvigionamento certificate Rspo nel Borneo indonesiano (Kalimantan), 23 sono situate in un’area che è stata l’habitat degli oranghi fino al 1999. Inoltre, 3 di queste 27 basi di approvvigionamento certificate Rspo erano ancora completamente coperte da foreste tropicali fino al 2003-2008 prima di essere rapidamente abbattute, trasformate in piantagioni di palma da olio e quindi certificate come «sostenibili».

A Sumatra, i ricercatori hanno scoperto che delle attuali 51 basi di approvvigionamento certificate Rspo, 9 sono situate nell’habitat del 1985 dell’elefante di Sumatra, 11 nell’habitat del 1990 della tigre di Sumatra e 3 nell’habitat del 1991 del rinoceronte di Sumatra. Inoltre, delle attuali 173 concessioni certificate Rspo nel Borneo malese, 131 si trovano in un’area che era habitat oranghi fino al 1989 e 35 in quella che lo era fino al 1999.

Lo studio fornisce anche un’analisi dettagliata delle serie temporali di immagini satellitari ad alta risoluzione (con 11 pagine di figure supplementari che mostrano il passaggio da una foresta intatta attraverso la deforestazione a una piantagione «sostenibile» in ogni concessione e base certificata Rspo), che ha rivelato che l’area coperta da foreste nel 1984 nelle attuali aree di approvvigionamento e concessioni certificate Rspo è stata notevolmente ridotta fino al 2020.

«Attualmente, solo frammenti di foreste altamente disturbate rimangono nelle basi e nelle concessioni certificate — ha affermato il prof. Cazzolla Gatti —. Abbiamo scoperto che circa la metà delle aree di approvvigionamento certificate di Sumatra e la quasi totalità di quelle del Borneo erano completamente coperte da foreste tropicali ancora negli anni 80, prima di essere convertite in piantagioni di palma da olio negli anni 90 e, quindi, ricevere il marchio di “sostenibilità” negli anni 2000, mentre oggi nel 2020 non rimane quasi nulla della foresta».

«Questi risultati — suggerisce lo studio — forniscono prove inconfutabili del fatto che vaste estensioni dell’habitat dei grandi mammiferi in pericolo d’estinzione (come quello dell’orango del Borneo e della tigre, rinoceronte ed elefante di Sumatra) e foreste tropicali quasi intatte sono state distrutte in tempi molto recenti (<30 anni) per lasciare spazio alle piantagioni di palma da olio e dimostrano chiaramente che la certificazione non garantisce la “sostenibilità ambientale” della produzione di olio di palma. In effetti, queste foreste altamente biodiverse e abitate da grandi mammiferi in via di estinzione, pochi anni dopo la loro sostituzione con piantagioni di palma da olio, sono state irragionevolmente certificate come “sostenibili”. Sembra insensato — sottolineano gli autori dello studio nelle conclusioni del loro articolo scientifico — etichettare come “sostenibile” una piantagione solo considerando ciò che è al momento della certificazione, ignorando gli impatti recenti sulla fauna selvatica e sull’ambiente. In questo modo, ogni area che era una foresta solo “ieri”, e viene tagliata “oggi”, può diventare una piantagione sostenibile “domani o dopodomani”, sostituendo habitat e foreste che sembrano facili da dimenticare e rintracciare una volta scomparsi».

«Ciò che più preoccupa — conclude il prof. Roberto Cazzolla Gatti — è che etichettare una parte della produzione di olio di palma come “sostenibile”, contro le evidenze mostrate in questo studio e nel nostro precedente studio, continua a rassicurare le preoccupazioni dell’opinione pubblica e consentirà la certificazione di altre aree che coperte da magnifiche foreste solo pochi anni fa, man mano che la domanda aumenta. La “sostenibilità” dell’olio di palma, alla luce delle evidenze che abbiamo anticipato nel 2019 e confermato con questo nuovo studio altamente dettagliato, sembra solo un’illusione che potrebbe facilitare, con la certificazione, l’espansione delle piantagioni di palma da olio in tutto il mondo tropicale e il suo commercio globale. Le immagini satellitari non possono mentire e ciò che mostriamo nel nostro studio è che, senza dubbio, le certificazioni non fermano, anzi nascondono pericolosamente la distruzione degli habitat e delle foreste».

Ulteriori informazioni: Cazzolla Gatti R., Velichevskaya A. Certified «sustainable» palm oil took the place of endangered Bornean and Sumatran large mammals habitat and tropical forests in the last 30 years, Science of the Total Environment, https://doi.org /10.1016/j.scitotenv.2020.140712

 

R. V. G.