L’umanità verso nuove aggregazioni

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Questo periodo di enormi stravolgimenti ci sta disgregando e riaggregando secondo sensibilità, valori e convincimenti mai così netti e distinti prima, ma anche del tutto nuovi, per certi versi. L’analisi delle aggregazioni in corso

L’umanità divisa in due. O forse in tre. Anzi anche in quattro.

Questo periodo di enormi stravolgimenti ci sta disgregando e riaggregando secondo sensibilità, valori e convincimenti mai così netti e distinti prima, ma anche del tutto nuovi, per certi versi.

I primi due più evidenti «raggruppamenti» sono fra individui e gruppi che potremmo definire «non allineati e allineati», con pochissime stratificazioni intermedie fra i due, che appaiono sempre più netti e opposti.

I primi si definiscono «evoluti» e rivendicano il fatto di aver compreso e smascherato il grande imbroglio globale dietro una falsa pandemia, considerata una malattia certamente nuova e particolare, ma non terrifica come è stata e viene ancora presentata e falsamente pubblicizzata. Comunque non tale da giustificare la devastazione di economia, rapporti, modelli di vita e libertà personali ancora pienamente perpetrata dalla maggior parte dei governi mondiali.

La loro «evoluzione» consiste nella acquisizione di una nuova consapevolezza culturale, politica, sociale ma anche definibile come «spirituale». Quest’ultima legata all’allargamento a tutto tondo della visuale sui fenomeni in corso, con pindarismi che vanno dall’universo e i suoi nuovi processi di cambiamento energetico, alle ricadute di ciò sul nostro pianeta, alla svolta epocale nei suoi equilibri e nei rapporti fra i suoi abitanti, ma anche fra nuovi e vecchi visitatori. Insomma l’Armagheddon in corso, nel quale il male si toglie la maschera, lancia il suo attacco finale distruttivo, creando però le condizioni per un salto evolutivo positivo dell’umanità, che così si libererebbe da milioni di anni di schiavitù dell’egoismo, passando ad una dimensione di grande armonia fra gli umani e di questi con il pianeta e ad un futuro di grande benessere e felicità. E spesso si gongolano in queste convinzioni, non facendo assolutamente nulla per cambiare la situazione attuale.

I secondi, gli «allineati», accettano come verbo assoluto tutto ciò che governi, stampa e tv di regime propinano, e in ogni caso navigano nella intoccabile convinzione che il pericolo sia costante e ubiquo, quindi è necessario difendersi e proteggersi. A questo scopo, hanno accettato di perdere in un botto qualsiasi libertà individuale, ogni sorta di empatia e fisicità sociale, ogni capacità critica e ogni momento di analisi attenta della realtà. Rifiutano di ipotizzare che ci siano forze umane in campo che stanno gestendo un cambiamento epocale, e ne ignorano volontariamente la finalità.

Sono disposti ad accettare anche forzature terapeutiche senza garanzie, pur di continuare a credere nell’immagine generale che viene proposta e non doversi porre domande scomode, pur di non discutere se è vero che così facendo si tornerà alla normalità. I più «tosti» non vogliono neanche tornare alla normalità, e hanno trovato nella diffidenza e distanza sociale, nella dittatura sanitaria, nel regime repressivo, una condizione esistenziale più consona al loro ego misantropico. Manifestano tutti spesso una forte aggressività verso chiunque venga identificato come anche vagamente «diverso» rispetto all’allineamento assoluto al regime, e nei casi estremi sono capaci di scaricare contro di sé e gli altri la frustrazione che deriva dall’accettare come ineluttabile una situazione orrenda in cui è costretto l’intero genere umano. In questo gruppo rischiano seriamente di cadere tutti coloro che hanno funzioni di mantenimento dell’ordine pubblico: la tentazione di dare sfogo al proprio ego fascistoide (che tutti, in Italia, abbiamo, s’intende) può risultare molto forte.

Affianco a questi due gruppi principali se ne può distinguere nitidamente un terzo. Quello di chi «sta sopra», amministra (o meglio «comanda», come ama percepire), decide, muove, sposta, chiude, apre, ecc. Insomma i Vip, in senso lato. Non gli attori o gli sportivi, almeno non per questa loro attività, e nemmeno gli «altoparlanti» dei media (i giornalisti sono scomparsi quasi del tutto); è il ceto di governo. Rissoso, antagonista a sé stesso, retorico fino al disgusto, fumatore incallito delle ultime foglie di etica che fino a ieri coprivano le loro pudenda, molto eccitato dalla situazione che lo ha proiettato da una condizione di grande sofferenza e oppressione all’inebriante sensazione di camminare sulle teste della gente. Non fa più mistero della sua boria di potere, puntando all’apoteosi della conquista del diritto assoluto di non considerare più alcun diritto, alcun vincolo o limite, ogni giorno sfondato e superato in una corsa folle verso quello che si palesa chiaramente come un delirio completo.

Questo gruppo non vuole considerare che la sua apparente libertà di comando gli è concessa dalle vere forme di potere finché serve in questa fase di sfondamento, ma che ben presto il suo servilismo becero non lo salverà da una destituzione in favore di un sistema più centralizzato a livello globale. È un destino ineluttabile.

E poi ci sono loro, i burattinai, quelli con i nomi famosi, quasi da favola, ma che fino a ieri facevano apparentemente solo i ricchi del gossip. Oggi, mentre a noi la impongono, loro si sono tolti la maschera; oramai non sopportavano più di non poter sbandierare ai quattro venti la loro visione del mondo, e mostrare quale potere hanno di realizzarla, contando solo sui loro patologici valori e sentori di onnipotenza praticamente divina.

Una sfacciataggine tale da essere difficile da credere, il che paradossalmente li difende, invece che esporli, almeno alla globale indignazione, dato che ai rigori della giustizia terrena pare non siano affatto esposti. Chissà perché! Anche se il loro intento fosse veramente filantropico, comunque sarebbe del tutto esecrabile ed esecranda la sola possibilità che il loro immenso potere finanziario gli consentisse, in poche migliaia, di decidere per 7 miliardi di persone. Ma la loro «liberazione» dalle stanze segrete li ha portati a sbandierare senza alcuna remora questa vision del futuro umano. La si trova oramai chiaramente scritta e raccontata, ma anche questa risulta talmente orribilmente mostruosa da non essere affatto credibile.

Ancora una volta, vale il detto «il miglior modo di nascondere una cosa è metterla in piena evidenza». E quale migliore evidenza di iniziare a realizzarla giorno dopo giorno.

Allora, non c’è alcuna speranza? Non si salva o salverà nessuno?

Chi può dirlo! Fare previsioni è talmente azzardato che rischia di risultare ridicolo e patetico al tempo stesso.

La fluidità di questi tempi è certamente foriera di enormi e rapidi cambiamenti, ma in quale direzione non si può dire. Non si può dire, perché dipende da 7 miliardi di persone, che sono tutti e quattro quei gruppi che abbiamo identificato e che nessuno, nessuno, oggi può dire cosa penseranno e decideranno di fare.

Non si può dire perché il pianeta sta cambiando drammaticamente, e non importa se a causa di quei 7 miliardi o no. Questo cambiamento è una grande livella, che appiattirà i destini dei burattinai, dei burattini e del pubblico, anche se i primi pensano di ritardarne per loro gli effetti, forse progettando di eliminare gran parte della popolazione mondiale in tempo per vederne personalmente il risultato.

Qualcuno dirà che sembrano scomparsi i ricchi ma non troppo, gli imprenditori, gli industriali medi e grandetti. Quelli che fanno la peculiarità italiana, per esempio. O i tanti artigiani che popolano il bosco e sottobosco produttivo locale. Ma il fatto è che, così come stiamo procedendo, loro stanno diventando una specie in via di estinzione, per scomparsa del loro spazio sociale. Dovranno necessariamente scegliere una delle 4 categorie di prima, considerando che le prime due sono quelle facilmente accessibili, nelle quali si sta per default con compiti comunque operativi da servitori. La terza, che dicevamo essere anch’essa a scadenza ravvicinata, comunque non gradisce assalti alla diligenza, e farà di tutto per selezionare con molta attenzione gli accessi agli spazi residuali disponibili al suo interno.

Nella quarta, quella dei burattinai, oramai si nasce e basta. Gli ultimi ponti d’accesso sono stati già demoliti qualche lustro fa, dopo che vi erano passati i nuovi paperoni del web.

E non c’è trippa per nessuno!

 

Massimo Blonda