Catturato accidentalmente da pescatori presso l’Area marina protetta di Torre Guaceto. Secondo pesce più grande del pianeta (può superare i 10 metri), lo squalo elefante è innocuo per l’uomo. L’esemplare della specie protetta è stato salvato grazie alla collaborazione tra la Stazione zoologica «Anton Dohrn», Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine, l’Area marina protetta di Torre Guaceto (Brindisi) e i pescatori artigianali locali
Questa mattina un giovanissimo esemplare lungo circa 1,6 metri di squalo elefante (Cetorhinus maximus), una specie protetta a livello internazionale e comunitario, è stato accidentalmente catturato da un pescatore artigianale locale nei pressi dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, in provincia di Brindisi (Adriatico Meridionale). Il pescatore, resosi conto della cattura e delle condizioni ancora vitali dello squalo, ha subito avvisato il personale dell’Amp, che si è avvalso della collaborazione tecnico-scientifica dei ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn (Szn). Attraverso le indicazioni del personale della Szn, lo squalo elefante è stato ossigenato, manipolandolo con la massima attenzione, e quindi definitivamente rilasciato in mare completamente attivo e vitale.
Lo squalo elefante è il secondo pesce più grande del pianeta e può superare i 10 metri di lunghezza, ma, nonostante le sue dimensioni, è innocuo per l’uomo. Come la balenottera, si nutre di plancton, che cattura in acque superficiali nuotando con moto ondulatorio e con le mascelle spalancate. Specie cosmopolita un tempo catturata per il suo grande fegato ricco di olio, oggi è tra le poche specie di squali ad essere attivamente protetta a livello internazionale e comunitario.
«Quello che è accaduto oggi — afferma Paolo Guidetti, dirigente di ricerca della Stazione Zoologica «Anton Dohrn», Istituto nazionale di biologia, ecologia e biotecnologie marine — valorizza ancora una volta il ruolo delle Aree marine protette per la tutela di specie in pericolo, anche quelle non sedentarie o che non vivono nei confini delle Aree marine protette. Gli operatori della pesca artigianale, sensibilizzati da anni di collaborazione con le Aree marine protette si sono rivolti subito all’ente gestore di Torre Guaceto, il cui personale ha immediatamente contattato i ricercatori che hanno a loro volta identificato la specie, lo stadio giovanile e quindi dato le direttive corrette su cosa fare. Tutta la catena, che mette a frutto una collaborazione costruita su tanti anni di lavoro insieme, ha determinato il successo dell’operazione. Le Aree marine protette hanno il grande merito, quindi, non solo di proteggere direttamente la biodiversità e riorientare le attività umane verso pratiche più sostenibili, ma anche quello di creare relazioni umane e convergenze di intenti».
«La sinergia messa in campo in questa occasione tra diversi attori del mare — afferma Massimiliano Bottaro, ricercatore della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” — ha portato ad un risultato davvero straordinario in termini di tutela della biodiversità marina, salvando un giovanissimo individuo appartenente a una tra le specie più minacciate di squali».
La sinergia messa in campo è alla base del progetto finanziato dalla Commissione europea «Life Elife» dedicato alla salvaguardia degli squali e coordinato dalla Szn in collaborazione con altri 9 enti pubblici e privati mediterranei (https://www.elifeproject.eu/). «Auspico — conclude Bottaro — quindi, che questo sia solo il primo di una lunga serie di risultati analoghi, al fine di una maggiore tutela di questi organismi tanto inutilmente temuti dall’uomo quanto da lui fortemente minacciati».
(Fonte SZN Anton Dohrn)