L’auto elettrica è un’ottima idea, nonostante tutto

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Conviene o non conviene? Quali sono le prime difficoltà e i vantaggi che superano di gran lunga i dubbi. Un’esperienza personale

Entro in un’officina per il cambio gomme invernali e, come al solito, la prima osservazione del gommista, un po’ curiosa un po’ già critica, è: «Ah è un’auto elettrica, mmm». E, senza neanche aspettare un cenno di conferma, mi chiede: «Come ti trovi?». Vorrei rispondere argomentando bene, analizzando vantaggi e svantaggi, ma subito parte a gamba tesa: «Sì, ma non è vero che non inquinano. E poi costano…». A questo punto ho il dubbio se controbattere o lasciar perdere. Poi, però, penso che se non si cerca di far aprire la mente oltre i preconcetti e le mistificazioni, si resta nelle solite torri d’avorio in cui le convinzioni e scelte personali restano gocce in un oceano di scetticismo e indifferenza, come il vegano che non mangia animali ma non spiega il perché lo fa (con pacatezza) a chi invece li mangia.

Così, con una buona dose di pazienza e buona volontà (da parte di entrambi), ti tocca partire dall’inizio.

La mia prima auto, una Fiat 600 blu metallizzata acquistata usata dai miei genitori che volevano cambiarla è stata una fantastica compagna di viaggi. Erano gli inizi del 2000, consumava pochissimo, percorreva quasi 25 km con un litro di benzina, era piccola, ma efficiente. Oltre che in mezza Italia, lasciandomi poche volte a piedi più per colpa mia che sua, tra sterrate e fossi fangosi manco fosse stata una 4×4 da safari, mi ha condotto su e giù per i Balcani più remoti. Non posso che ricordarla con malinconia. Dopo qualche anno, però, la vita all’estero mi convinse a provare la vista senza automobile. E per 6 anni è andata così.

Ho riscoperto le gioie e i dolori dei mezzi pubblici, il piacere dei viaggi in treno, le lunghe attese e le infinite pedalate in bicicletta, i cambi in stazioni deserte, i luoghi che mai in auto avrei visto e quelli che mai senza l’auto ho potuto raggiungere. Su tutto, ho eliminato l’inquinamento prodotto dall’utilizzo dell’auto privata per molti anni e mi sono convinto che una vita senza l’auto è possibile. Possibile, ma spesso limitante. Perché visitare città, viaggiare nelle città, spostarsi tra le città non è un grosso problema se si impara a non avere troppa fretta. Il problema nasce quando si vuole andare in luoghi lontani dai centri urbani, quasi mai serviti dai mezzi pubblici, spesso troppo lontani per essere raggiunti in bicicletta.

Ovvero, tutti quei posti che più mi attirano, quelli più rurali, naturali, i boschi, i fiumi, i laghi, le montagne, le coste non assaltate dai turisti, dove al massimo una stradina sterrata ci passa vicino. Beh lì, senza una macchina o qualcuno che ti dia un passaggio, in bici, a piedi o con i mezzi pubblici ci arrivi con grande difficoltà (e tanto tempo). Certamente, quel tempo in più di viaggio lento non è perso, perché la bellezza di un viaggio è anche il viaggio stesso, aspetto che stiamo sempre più dimenticando con i voli low cost per i quali ciò che sta in mezzo tra la partenza e l’arrivo in una località è solo un bambino che frigna fino all’atterraggio.

Per queste ragioni, la voglia di arrivare all’alba sulla cima di una montagna o di tornare al tramonto dal mare, l’idea di acquistare un’auto elettrica aveva iniziato a gironzolarmi in testa e, non appena gli incentivi l’hanno permesso, il momento è arrivato.

Sono ormai quasi 3 anni che una macchina utilitaria a trazione 100% elettrica, chiamata con l’equivalente greco di «vita» (non specifico la casa produttrice per evitare inutili pubblicità occulte), mi conduce in giro per l’Europa. All’inizio avevo più preoccupazioni che certezze. Non sarà meglio una ibrida? E plug-in? E dove la ricarico? E se mi lascia per strada? Bene, dopo aver superato i 50.000 km, le certezze sono molte più dei dubbi e vorrei condividerle per provare a sfatare qualche mito, provando a convincere il mio gommista e i lettori in generale:

  • L’auto elettrica costa di più: vero, ma con gli incentivi il costo finale spesso non è superiore a quello di un’auto con motore a combustione equivalente;
  • L’auto elettrica non fa risparmiare: al momento un po’ di risparmio già c’è, ma non è eccessivo se si considera che al costo di ricarica va aggiunto quello di noleggio o acquisto della batteria; l’ideale per risparmiare è impostare la modalità eco (col limitatore di velocità e accelerate) e ricaricare alle colonnine pubbliche solo quando non è possibile ricaricarla a casa; però, nel medio termine, col costo dei combustibili fossili in costante aumento il risparmio dovrebbe aumentare significativamente;
  • L’auto elettrica inquina comunque: ogni oggetto prodotto dall’uomo ha un impatto più o meno elevato sull’ambiente (persino la fabbricazione di un treno o la produzione di una bicicletta), quindi, sì l’auto elettrica inquina ma molto meno di qualunque altro tipo di auto e di molti mezzi di trasporto; questo perché pur se la ricarica viene effettuata presso le colonnine pubbliche gestite dalle compagnie energetiche, che ancora utilizzano una quota consistente di combustibili fossili, oscillando tra il 30 e il 70% (a seconda dalla compagnia) e, soprattutto, l’inquinamento è concentrato intorno alle centrali di produzione e non diffuso in ogni luogo dove circola l’auto; inoltre, se l’auto la si ricarica a casa con gestori che impiegano solo fonti rinnovabili o con una buona quota derivante dai pannelli solari sul tetto, l’impatto delle emissioni si avvicina a zero;
  • L’auto elettrica ha batterie inquinanti: vero, ma non più inquinanti di altre (come quella da 12V presente nelle auto termiche); però, sono più grandi e vanno smaltite una volta esaurite (dopo molti anni a dir la verità, quelle della mia auto dopo 3 anni non hanno praticamente perso nessun «chilometro»); per questo aspetto delicato le soluzioni sono due: la prima, che ognuno può scegliere direttamente, è noleggiare le batterie in modo che la casa produttrice, quando l’efficienza scende intorno al 60% è tenuta a riciclare e sostituire con batterie rigenerate, la seconda, che i governi dovrebbero intraprendere, è l’obbligo di recupero e riciclo per le case automobilistiche in modo da rigenerare le batterie esauste; nel frattempo, meglio una batteria a noleggio da riciclare tra 10 anni che lo smog che ogni anno miete migliaia di vittime e aumenta i cambiamenti climatici, alimenta le guerre, riduce la biodiversità, etc.;
  • L’auto elettrica produce polveri dalle gomme: vero anche questo, gli pneumatici (di qualunque tipo di auto) rilasciano microparticelle nell’attrito con l’asfalto che vanno ad aggiungersi al particolato atmosferico; queste emissioni in atmosfera aumentano all’aumentare della dimensione e della velocità del veicolo, quindi un’auto elettrica utilitaria guidata in modalità Eco ha emissioni di particelle dovute all’usura delle gomme molto inferiori in confronto, rispettivamente, a un’auto a benzina (di gran lunga più basse di un’auto a diesel), un Suv elettrico (un controsenso!), un autobus urbano, un tir che trasporta merci e consegna pacchi (che ogni giorno, anche i più critici «ecologisti», si fanno recapitare in singoli incartamenti a casa pur se provengono dall’altra parte del mondo alla faccia dell’usura di gomme, batterie e inquinamento);
  • L’auto elettrica non si ricarica facilmente: in alcune zone d’Italia è quantomai vero (viaggiando tra Sud Italia, Austria e Francia le differenze nel servizio spesso sono impressionanti), sebbene le colonnine siano sempre più diffuse, ma non mancano ancora i problemi tra malfunzionamenti, scarsa manutenzione, tariffe anche molto diverse da gestore a gestore, posizione a volte strategica a volte assurda; questo aspetto, però, potrà solo migliorare e già nelle autostrade italiane sono spuntate molte colonnine di ricarica rapida (aspetto da non sottovalutare quando si compra un’auto elettrica, meglio optare per auto con carica superiore ai 43 kWh).

Quindi, ricapitolando, l’ideale sarebbe andare a piedi, in bici o, al massimo in treno, ma per molte ragioni di cui sopra, spesso l’auto è necessaria, quindi meglio se elettrica, piccola e guidata in maniera ecologica. Le vie di mezzo, ibride e plug-in, sono una sorta di «transizione ecologica» per la quale non abbiamo più tempo e non possiamo permetterci. D’altronde, non è chiaro perché ancora si permetta l’accesso in Ztl alle auto ibride, o le si equipari alle elettriche integrali, visto che quella minima riduzione degli inquinanti rispetto a un’auto con motore completamente a combustione è insignificante.

L’impatto zero non esiste, ma esistono impatti inferiori di altri. L’auto elettrica di dimensioni contenute, caricata da colonnine alimentate da fonti rinnovabili, con batterie riciclabili non è un sogno, esiste già e ci permettere di raggiungere cime nuove, boschi remoti e spiagge deserte con coscienza e polmoni molto più puliti. Per tutto il resto, viva il treno e la bicicletta, ma su tutti i nostri piedi che non servono solo a starci su, ma anche a camminare su questa Terra!

 

Roberto Cazzolla Gatti, Biologo ambientale ed evolutivo, Ph.D., Professore associato di Biologia della Conservazione e Biodiversità, Dipartimento BiGeA, Università di Bologna