Campi elettromagnetici, aumentati i limiti

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֎Accuse dall’Isde: un favore agli operatori telefonici stranieri e contro la salute pubblica. Inaccettabile l’aumento. Il Governo e le Regioni italiane mantengano i valori attuali per il principio di precauzione֎

L’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde), principale associazione italiana di medici che si occupano della correlazione tra fattori ambientali e salute umana, esprime le proprie preoccupazioni in merito all’approvazione dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza che prevede l’innalzamento dell’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cemrf) da 6 a 15 V/m(volt/metro). L’attuale normativa, infatti, fissa il livello di attenzione a 6 V/m, limite stabilito come un compromesso fra il principio di precauzione e le esigenze  economiche dei gestori. Tale valore, comunque, non è completamente cautelativo, soprattutto nei confronti di soggetti vulnerabili, come anziani, malati, madri in gravidanza e bambini, portatori di pacemaker e persone elettrosensibili (ovvero con una particolare sensibilità ai campi elettromagnetici).

«Come medici e scienziati vogliamo sollecitare il Governo in tutte le sedi istituzionali opportune e nella conferenza Stato-Regioni a mantenere i valori di attenzione per i campi elettromagnetici attualmente in vigore, ovvero 6 V/m, e nel contempo chiediamo che la modalità di misurazione di tale valore, che attualmente avviene come media su 24 ore, torni ad essere svolta come media nei 6 minuti nelle ore di maggiore traffico telefonico — dichiarano Fiorella Belpoggi, Fausto Bersani e Maria Grazia Petronio, componenti del comitato scientifico di Isde — tra l’altro, in un recente rapporto del Comitato per il futuro della scienza e della tecnologia (EPRS), Servizio Ricerca del Parlamento europeo, Unità Prospettiva scientifica (STOA PE 690.012- Giugno 2021), che costituisce al momento l’unica revisione sistematica istituzionale e internazionale disponibile, si legge  che i campi elettromagnetici generati dalle radiofrequenze sono probabilmente cancerogeni e probabilmente provocano effetti avversi sulla riproduzione e lo sviluppo umano».

La relazione tra l’esposizione a  campi elettromagnetici a radiofrequenza e l’insorgenza di tumori del sistema nervoso centrale e periferico, è corroborata da un rilevante numero di pubblicazioni scientifiche adeguate. Le patologie tumorali non sono gli unici effetti avversi associati all’esposizione a Cemrf. Ampie rassegne sono state recentemente pubblicate su diversi effetti sulla salute e in particolare effetti riproduttivi, neurologici e metabolici. 1, 2

Per quanto riguarda gli aspetti riproduttivi un recente studio su quattro coorti di nascita e l’uso del cellulare in gravidanza ha osservato, per le donne nella categoria di esposizione intermedia, nascite a un’età gestazionale più bassa.3

Alcuni effetti sulla qualità spermatica (frammentazione del DNA spermatico) sono stati evidenziati nei soggetti appartenenti al  gruppo a maggior frequenza d’uso di cellulari. 4

Per quanto riguarda gli effetti neurologici, sono stati indagati problemi comportamentali e capacità di concentrazione negli adolescenti in relazione  all’esposizione a Cemrf da uso del telefono cellulare ed altre apparecchiature wireless; uno studio del 2016 non ha trovato associazioni5 mentre un altro studio ha osservato che nei bambini che vivono in aree con livelli di Cemrf che comportano  un’alta esposizione si possono manifestare effetti avversi. 6

Altri studi hanno suggeriti effetti di natura psichiatrica, quali la depressione o i disturbi del sonno, per uso eccessivo del telefono cellulare negli adolescenti. 7

Il rischio di effetti neurologici così come di fenomeni di dipendenza e di problemi comportamentali nei bambini e negli adolescenti costituisce un punto di allarme e forte preoccupazione. 9

Isde aveva già sottolineato in un recente comunicato stampa che non esiste alcuna ragione tecnica per aumentare le soglie ambientali dei Cemrf per la popolazione. Lo stesso dossier sulla «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022» da un lato presentava la proposta di innalzamento dei parametri espositivi, dall’altro però ribadiva in modo alquanto contraddittorio, riferendosi ad un documento del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica del 2019, che «…attualmente non risulta necessario alzare gli attuali limiti di emissione».

Tenendo conto che tutte le compagnie telefoniche operanti in Italia sono straniere, non c’è neppure alcun ritorno economico favorevole per lo Stato, ma viene invece messa in pericolo la salute dei cittadini italiani.

«Vogliamo ribadire in modo forte e chiaro che non esiste una barriera allo sviluppo tecnologico del 5G a causa del valore di attenzione di 6 V/m fino ad oggi in vigore, e quindi l’innalzamento dei limiti in Italia non costituisce una necessità per gli utenti — continuano Belpoggi, Bersani e Petronio — ma un forte risparmio economico per le compagnie. Questa è la realtà dei fatti: la salute non viene prima di tutto, ma dopo di tutto! Noi siamo invece preoccupati per il rischio per la salute che l’innalzamento dei limiti, e di conseguenza delle esposizioni, comporta. Ribadiamo, infine, che dal punto di vista del rischio sanitario nessuno allo stato attuale è in grado di indicare un limite al di sotto del quale sicuramente non si osserva alcun rischio. Anche piccoli rischi possono diventare un grosso problema di sanità pubblica quando gli esposti sono milioni di persone in Italia e miliardi nel mondo. È necessario e ragionevole adottare il limite  “più basso possibile” (quello esistente di 6 V/m) investendo in soluzioni tecnologiche in grado di garantire basse emissioni e proseguire con gli studi e i monitoraggi».

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(Fonte Isde, Associazione medici per l’ambiente)