La situazione in Italia

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Anche nel nostro Paese, si pone grande attenzione ai rischi pur senza demonizzare il Sole, come si evince dalle dichiarazioni del dottor Gennaro Spera, dermatologo del Cnr ed uno degli autori de «La radiazione solare ultravioletta: un rischio per i lavoratori all’aperto», realizzata dallo stesso Cnr, in collaborazione con l’Ispesl (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) e l’Aida, (Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali).
Si tratta di una guida pensata per le persone che lavorano molte ore all’aperto, come gli addetti alla manutenzione delle strade, i muratori, i contadini, i pescatori, gli sportivi, i poliziotti addetti al controllo della viabilità e moltissimi altri, ma utilissima anche per chi si appresta a trascorrere le proprie vacanze in luoghi assolati (si può scaricare il testo integrale al sito www.aida.it/Resources/lavoratori_outdoor.pdf).
In sintesi, oltre alle nozioni scientifiche di base, sono riportate le linee guida più recenti, formulate in base agli studi sul territorio ed all’analoga letteratura a livello mondiale.
Il dottor Spera rileva come negli ultimi anni sia profondamente cambiato il nostro rapporto con l’esposizione al Sole; mentre i nostri nonni raccomandavano di esporsi molto alla luce, anche per prevenire malattie quali il rachitismo e l’astenia, oggi si tende ad una marcata cautela e, talvolta, un po’ di allarmismo.
In realtà, occorre semplicemente essere consapevoli ed attuare una prevenzione basata su molteplici fattori, in particolare quelli della cosiddetta «fotoprotezione ambientale»: orario di esposizione, zona geografica, condizioni meteorologiche, altitudine, grado di diffusione delle e presenza di materiali che riflettono la luce solare, aumentando la radiazione UV (neve, ghiacci, acqua, sabbia e cemento).
Occorre valutare anche la presenza di nuvole o vento perché, pur riducendo la sensazione del calore del sole, non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi UV; tra l’altro, a differenza di quanto si potrebbe pensare a livello intuitivo, il vetro funge da schermo quasi totale alla trasmissione degli ultravioletti.
I vari parametri vanno correlati al proprio fototipo, indice di come l’epidermide reagisce all’esposizione al sole e basato sulla diversa tendenza alle scottature, oltre che sul colore della pelle e dei capelli.
Più basso è il fototipo maggiori saranno le probabilità di scottarsi e il danno da esposizione solare, in particolare quello relativo alla comparsa di tumori cutanei.
La scala va da 1, che per semplicità può essere assimilato ad un carattere quasi albino (ed il 2 ad una pelle molto chiara), sino al 6 che corrisponde agli individui di colore.
In conclusione, se da un lato i raggi ultravioletti possono arrecare benefici quali la sintesi della vitamina D, l’azione antisettica e antibatterica e la liberazione di sostanze antiossidanti, vasoattive e filtranti, tuttavia dall’altro vi sono pesanti effetti negativi quali l’invecchiamento precoce, l’alterazione di alcuni geni ed i fenomeni tumorali.
Tra quelli maligni, il melanoma cutaneo è uno dei più aggressivi ed in continuo aumento nella nostra popolazione a più basso fototipo, benché la diagnosi precoce e l’eradicazione chirurgica in fase iniziale permettano la guarigione in percentuali che si avvicinano al 100%.