L’alimentazione non è più un fatto di specifico interesse nutrizionale: mangiare è innanzitutto fonte di piacere. Dietro ad un sapore, vi è inoltre storia, memoria, identità. Tra i tanti fattori della crisi d’identità dell’uomo contemporaneo vi sono anche ragioni di carattere gustativo: i sapori sono massificati, si perde gradualmente la capacità di gustarli, riconoscerli, distinguerli, si impoverisce la loro diversità che è alla base di una corretta alimentazione. Se a tutto questo si aggiunge che mangiare è anche «rischio» (transgenico, residui di antiparassitari, residui di fertilizzanti, ecc….) allora si comprende come e perché l’alimentazione sta occupando sempre di più un ruolo centrale, una vera questione, nel panorama della problematica ambiente che attanaglia il nostro tempo.
Si capisce il crescente interesse dei consumatori, da una parte di essere protagonisti delle proprie scelte alimentari, dall’altra di cercare a tutti i costi l’alimento genuino sicuro che è espressione principalmente di storia, tradizione, di specifici legami con il territorio.
L’Italia è uno scrigno di sapori, frutto della sua straordinaria diversità agricola ed ambientale, da cui è scaturito un altrettanto straordinario patrimonio gastronomico che la rende unica nel panorama mondiale. E l’Italia dalle mille agricolture, paesaggi, campagne, da tempo investiti da una inarrestabile processo di abbandono che si trascina dietro anche le sue risorse, agricole, alimentari, così numerose, diverse, che tutt’oggi non si ha ancora un quadro attendibile della loro reale consistenza; ciò che è più grave è che molte di queste si sono estinte, molte rischiano, senza averle mai conosciute. Ad ognuna di queste risorse sono associati sapori che rischiano di scomparire prima dalla nostra alimentazione, e dunque dalla nostra Italia; a farne le spese non è solo il nostro gusto ma innumerevoli microeconomie di cui l’economia italiana non può farne a meno.
Alla luce di questa premessa, il tema della VI^ edizione del concorso «Vivere un parco» intende questa volta svilupparsi intorno alla problematica dei «Sapori perduti», ed ha come obiettivo la salvaguardia, la valorizzazione dei cosiddetti «prodotti tipici» di cui sono espressione.
Il coinvolgimento della scuola è visto come ruolo logistico, strategico: la scuola questa volta deve essere protagonista di una precisa azione di ricerca, scoperta dei numerosi prodotti e dei loro sapori tipici, che ancora conserva la nostra Italia. La scuola come protagonista di un lavoro di ricerca, per un concreto contributo alla difficile ma necessaria «mappatura» dei prodotti tipici italiani che vede impegnati su più fronti Parchi, ministero Ambiente, ministero delle Risorse Agricole, Slow food.
Il Concorso è un’occasione di didattica attiva perché finalizzata all’azione per il proprio territorio: cercare e valorizzare risorse per salvarle dall’estinzione.
Tutte le scuole partecipanti devono sviluppare un progetto didattico utilizzando tutte le possibili strategie (dall’animazione, alla ricerca/analisi/sperimentazione scientifica, al prodotto multimediale) riferito ai prodotti tipici del proprio territorio.
Alle scuole partecipanti, inoltre, sarà data la possibilità di esporre il proprio prodotto tipico in una grande “Mostra/Rassegna di prodotti tipici” di cui saranno protagoniste le scuole, che si terrà nei giorni del concorso a Vico del Gargano, nel Parco Nazionale
del Gargano, istituzione in prima fila in Italia oggi per la promozione e la valorizzazione del territorio e dei prodotti tipici.
Le categorie di prodotti sono: freschi (frutta , verdure), trasformati animali (carni, salumi, formaggi, ecc….), trasformati vegetali (oli, pane, pasta, vini, liquori, dolci, conserve, ecc….).
Tutto il materiale del concorso sarà oggetto di una specifica pubblicazione a carattere nazionale, opportunamente promossa e divulgata.