Amici della Terra: l’Italia è in grave ritardo

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All’indomani del varo del pacchetto clima/energia della Commissione Ue con cui è stata avviata l’attuazione in Europa di obiettivi importanti sotto il profilo ambientale e fondamentali nel disegnare il futuro assetto produttivo e sociale, gli Amici della Terra, sezione italiana dei Friends of the Earth International, esprimono la propria preoccupazione per la disattenzione dei partiti e la fragilità del nostro sistema di governo che, al contrario, dovrebbero essere chiamati ad uno sforzo di valutazione, proposta e impegno attuativo senza pari.
Il pacchetto energia proposto dalla Commissione richiederebbe, ad esempio: realizzare un programma massiccio di metropolitane in alternativa al traffico privato; installare pannelli termici e fotovoltaici sul patrimonio edilizio esistente; attivare filiere produttive nell’agro-industria e nel recupero dei rifiuti: tutti programmi d’intervento che presuppongono un governo forte, stabile e responsabile nel lungo termine, l’esatto contrario di quello che sta accadendo. Gli Amici della Terra richiamano le forze politiche agli impegni presi a livello comunitario, nel marzo 2007, affinché non si trasformino in un boomerang per il territorio e l’industria nazionale.

Rosa Filippini, Presidente di Amici della Terra ha dichiarato: «Mancare gli obiettivi è molto rischioso: le sanzioni comunitarie peserebbero attraverso l’imposizione fiscale e le bollette dell’energia come ulteriori macigni su imprese e famiglie. Occorre dunque che, nella ripartizione degli obiettivi comunitari fra gli Stati Membri, l’Italia formuli obiettivi nazionali sulla base di valutazioni di fattibilità tecnicamente fondate, realistiche e condivise dalla società e dal nostro tessuto imprenditoriale; uno sforzo, insomma, per definire e programmare obiettivi ambiziosi ma realistici.
«Ad esempio, l’obiettivo proposto dall”Italia nel burden sharing comunitario del 17% di energia primaria da fonti rinnovabili al 2020 appare del tutto irrealistico, in quanto uno scenario ottimistico di ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili, incluse quelle non competitive come il fotovoltaico, porta ad un limite massimo del 13%. 17% significa che la diffusione degli impianti eolici dovrà essere moltiplicata per dieci rispetto a quella attuale, che già tanti impatti e contestazioni sta provocando nel nostro territorio ad alta vocazione turistica e naturalistica.
Il 13% corrisponde ad una diffusione dell’eolico cinque volte superiore rispetto a quella attuale (circa 5.000 torri eoliche in più) e ad una triplicazione dell’attuale sistema di incentivazione del fotovoltaico, che già oggi pesa per oltre un miliardo di euro l’anno sulla nostra bolletta.
«Nel campo dell’efficienza energetica, dove l’Italia ha fatto enormi passi in avanti anche rispetto agli altri Stati Membri, non potremo invece utilizzare questo vantaggio perché l’obiettivo comunitario di incremento dell’efficienza del 20% al 2020 è calcolato sul tendenziale rispetto ad oggi. Inoltre è assai discutibile l’obiettivo del 10% di biocarburanti e biocombustibili, che dovrebbero essere in gran parte importati dall’Italia per ovvie considerazioni di costo e di sostenibilità dell’impatto sul territorio».

(Fonte Amici della Terra)