Pur essendosi manifestato in passato con eventi eclatanti, quali il disastro di Seveso del 1976 (peraltro primo grave caso di danno ambientale riportato nella Direttiva Europea del 2002 in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale) esso si è imposto all’attenzione degli Stati membri dell’Unione Europea con sempre maggiore urgenza, non soltanto per l’offesa arrecata all’ambiente e alla pubblica incolumità, ma nei confronti dei singoli e dei loro beni.
Proprio in sede comunitaria si attivò il recepimento del principio «chi inquina paga» in campo ambientale, introducendo così lo strumento della responsabilità civile: le Autorità pubbliche di ciascuno degli Stati Membri devono garantire che gli operatori responsabili di un danno effettuino le opportune misure di riparazione dello stesso.
Vi sono diverse tipologie di danno risarcibile: danno al patrimonio pubblico (attribuito ad Amministrazioni pubbliche) o privato, danno alla salute, danno psicologico, danno morale.
Le fasi della valutazione del danno ambientale sono 4: la valutazione (un’istruttoria tecnica che spieghi e quantifichi il danno); la determinazione (fase in cui si accerta l’entità del danno); la caratterizzazione (in cui si valuta l’entità dell’alterazione, del deterioramento e della distruzione avvenuti); la quantificazione (in cui si definiscono gli elementi tecnici ed economici del risarcimento).
