«Non dimenticate di dire che io sono un pacifista convinto, che crede che il mondo ne abbia abbastanza della guerra». Così, Albert Einstein si raccomandava a un giornalista durante un’intervista, nel 1921. Ma il mondo, al tempo, non aveva idea di quanto sarebbe accaduto negli anni a seguire. Un conflitto bellico di proporzioni mondiali che si concluderà con i tragici bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Le conseguenze catastrofiche di quei giorni di 60 anni fa non sono bastate però a evitare la proliferazione di armi e di conflitti, fino ai nostri giorni. Quali sono state le responsabilità degli scienziati nello sviluppo della ricerca sul nucleare? Cosa ha fatto la scienza per contrastare la corsa agli armamenti? Oggi, gli scienziati possono contribuire a realizzare, come sognava Einstein, un mondo senza armi?
Il dibattito sarà l’occasione per celebrare l’anno mondiale della Fisica, voluto dall’Unesco per in occasione del centenario dell’annus mirabilis di Albert Einstein, che nel 1905 pubblicò la teoria della relatività ristretta, l’ipotesi del quanto di luce e l’ipotesi del moto browniano; il 60° anniversario del lancio della bomba atomica; i 50 anni dalla costituzione del movimento internazionale degli scienziati per la pace, il «Pugwash», attivo, dal 1955 a oggi per l’abolizione delle armi nucleari. Un’occasione da non perdere per riflettere sul significato e sulle implicazioni odierne del complesso rapporto che, nel corso del XX secolo, si è venuto creando tra scienza e società.