Quali sono gli inquinanti che mettono a rischio la salute dei nostri monumenti?
Mentre fino a 10 anni fa i monumenti erano sottoposti alle aggressioni di anidride solforosa e monossido di carbonio, ora sono il PM10, il benzene e l’ozono ad aggredire e sporcare le superfici. Va, inoltre, comunque sempre considerata l’azione dilavante delle piogge e il suo effetto più o meno erosivo in relazione al suo contenuto acido.
Alla luce del protocollo d’intesa Apat?Irc, quali saranno le zone di Roma che saranno prese in considerazione?
Per cominciare circoscriveremo i rilievi nella zona centrale della Capitale, prendendo in considerazione un nutrito numero di monumenti. Una mappatura era già stata fatta dall’Istituto Centrale per il Restauro nel 1995, ora occorre rifarla, ma considerando i nuovi inquinanti e la loro concentrazione.
Secondo quanto concordato, quali saranno rispettivamente le competenze dell’Apat e dell’Irc?
L’Apat metterà a disposizione il copioso patrimonio di dati ambientali in suo possesso, come ad esempio quelli rilevati dalle centraline e i dati climatici, mentre l’Istituto Centrale per il Restauro, che è un organo del Ministero dei Beni culturali, darà il suo contributo in merito agli aspetti legati al restauro e alla manutenzione dei monumenti.
Quali potrebbero essere, in via generale, le azioni utili a frenare il progressivo degrado dei beni artistici?
Gli interventi sulla mobilità e un corretto utilizzo degli impianti di riscaldamento all’interno degli edifici, concorrono a migliorare la qualità dell’aria e, di conseguenza, ad arrestare il degrado dei beni artistici. Nulla di diverso dalle azioni e dai comportamenti che influiscono sulla salute e la qualità della vita delle persone.
(Giuliana Bevilacqua)