Ecobilanci: i casi di Bologna, Ferrara e Modena

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( Docente di contabilità pubblica e di diritto amministrativo nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino )

La Provincia di Bologna aveva già presentato nel ’98 al ministero dell’Ambiente un progetto per avviare la fase di sperimentazione del disegno di legge Giovanelli, progetto che prevedeva la costruzione di un sistema di contabilità ambientale per l’ente provinciale e per sei comuni dell’area: Monteveglio, Bazzano, Crespellano, Castello di Serravalle, Monte San Pietro, Savigno. L’iniziativa si inseriva nel quadro di quelle finalizzate alla redazione del primo «Rapporto sullo stato dell’ambiente». Un aspetto particolarmente interessante di questa esperienza sperimentale stava nella possibilità di coinvolgere nella realizzazione di documenti sulla sostenibilità amministrazioni afferenti a diversi livelli di governo locale e quindi con differenti competenze territoriali.

Il Comune di Ferrara è impegnato da circa dieci anni nell’attuazione della propria Agenda 21 locale ed è stato tra i promotori del Coordinamento nazionale degli enti locali che hanno deciso di adottare questo strumento. Il Coordinamento, che conta a tutt’oggi 130 aderenti tra Comuni, Province e Regioni, è stato fondato nell’aprile del ’99. Nell’ambito di questo complesso di attività, la città ha anche avviato un Progetto speciale per la costruzione di un sistema di contabilità ambientale. Questo sistema è finalizzato non solo alla rilevazione delle informazioni sullo stato dell’ambiente, ma anche al «collegamento tra la contabilità ambientale e le politiche pubbliche, i programmi e i piani che l’amministrazione deve attuare, la spesa ambientale e sociale e il conto economico (in termini di costi e ricavi) e il valore patrimoniale delle risorse ambientali».
In questo contesto, la città emiliana ha aderito alle proposte della Ue emerse alla conferenza di Hannover ?98 sulle Città Sostenibili, per l’adozione e il rilevamento di un set di indicatori per la valutazione delle politiche di sostenibilità dei progetti dell’ente Emilia-Romagna. Questi indicatori consentono un valido collaudo complessivo di tutti i Rapporti sullo stato dell’ambiente prodotti nella Regione, in modo da poter confrontare le diverse prestazioni fornite dalle città.

La Provincia di Modena ha anch’essa adottato un sistema di contabilità ambientale, allegando il documento «un sistema di contabilità ambientale per la Provincia di Modena: note metodologiche e i primi elementi per il bilancio ambientale» al bilancio di previsione 2000. La Città si ricollega ai bilanci ambientali e all’attività di reporting ambientale d’impresa, come codificata dal Forum Rapporti ambientali della Fondazione Eni Enrico Mattei e che si riferisce al regolamento Cee.

In sintesi e per una maggior chiarezza, la definizione di contabilità ambientale per un ente locale è stata articolata dagli studiosi in tre grandi categorie, relative alle relazioni tra l’ente stesso e l’ecosistema.
La prima riguarda i prelievi di risorse e i fattori d’impatto relativi all’attività dell’ente locale in senso stretto. Si tratta di tutti gli scambi con il territorio legati all’operatività dell’ente; quindi la gestione degli uffici, delle scuole, della piccola mautenzione stradale, la gestione del parco auto, le attività editoriali.
La seconda riguarda invece il prelievo di risorse e i fattori di impatto dovuti alle attività legate all’erogazione di servizi da parte dell’ente pubblico. In questo caso si adotta un sistema che riguarda il


ciclo di vita del servizio e si considerano, per esempio, le relazioni tra ente e fornitori.
Della terza categoria fanno parte i prelievi di risorse e i fattori di impatto relativi al comportamento degli attori (famiglie, imprese, altre amministrazioni) che operano nell’ambito territoriale di riferimento dell’ente locale.