di Stephen Sterling, edizione Anima Mundi
Pagine: 127 | Costo ?: 12.00
Stephen Sterling certamente ha assimilato la cultura di Maritain e del suo umanesimo integrale, certamente è un sostenitore di quell’ecologia profonda di Arne Næss. Ha fatto suoi i maestri R. Carson, E. F. Schumacher, P. Ehrlich, M. Terry come lui stesso ha scritto. Certamente non è un venditore di fumo come tanti che ci fanno credere che la svolta ecologica sia dietro l’angolo.
È un processo lungo, investe generazioni e per questo bisogna iniziare dalle scuole, dai college, dalle università perché è lì «che la battaglia sarà vinta o persa», come dice David W. Orr nella prefazione dell’ultimo lavoro di Sterling, «Educazione sostenibile», pubblicato da Anima Mundi Editrice.
E se nuovi stili di vita si invocano ormai da più parti, come la nuova panacea, è bene comprendere che questi passano dalla interconnessione di culture, saperi, generazioni che dialogano e si parlano. E chi meglio di Sterling può insegnarci questo? E tutto si gioca sulle parole, sul significato delle parole: «Scopriamo in questo libro qualcosa che ci spiazza, che ci pone domande, che ci fa riflettere sulla nostra cultura e sul nostro linguaggio, per cercare di capire se anche per noi quelle parole siano portatrici di quei significati», ci dice Michela Mayer nella Presentazione.
Ecco, Sterling ci dà una lezione di ri-orientamento, non a caso il titolo non è il generico e vacuo educazione alla sostenibilità ma educazione sostenibile. Un contrapporsi all’educazione disastrosa e sgangherata che fin’ora, almeno in Italia, è stata un affastellarsi di leggi, riforme, circolari, programmi che non hanno centrato il problema. Hanno fatto l’occhiolino al consumismo e hanno dimenticato il meglio del pensiero e delle pratiche del passato.
La chiave di tutto è nel passaggio da un modello meccanicistico ad uno ecologico. Infatti qui Sterling si dilunga, dettaglia, specifica anche con l’aiuto di chiare e utilissime tabelle.
Perché, in fondo, non si tratta di assecondare il cambiamento, come si fa, ma di governarlo. Perché l’insegnante dovrebbe avere quel sesto senso, quella marcia in più in grado di preparare e fornire gli strumenti per il vivere il futuro, per questo deve conoscere il presente e interpretarlo. E deve sapere che «qualsiasi educazione, intesa come tale o meno, è ambientale», una lezione che fu di Mark Terry, all’inizio degli anni Settanta e che ancora attende di essere attuata.
(Ignazio Lippolis)