Se dal punto di vista quantitativo le foreste italiane sembrano star bene da quello qualitativo arrivano chiari segnali d’allarme.
La vitalità degli alberi delle principali specie forestali si è progressivamente ridotta negli anni, raggiungendo nel 2004 uno dei valori più bassi degli ultimi vent’anni. In particolare destano preoccupazione le condizioni del faggio e delle querce caducifoglie. Queste sono alcune delle osservazioni degli esperti del Conecofor (CONtrollo ECOsistemi FORestali), il primo e unico esperimento riuscito di rete ecologica a lungo termine su scala nazionale, realizzato dalla Forestale per valutare l’impatto di inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici, sulle componenti strutturali e funzionali degli ecosistemi forestali, con particolare attenzione alle variazioni dei livelli di biodiversità. Uno dei nemici delle foreste si chiama ozono, che sta raggiungendo picchi talmente elevati da suscitare serie preoccupazioni circa la vitalità delle foreste per effetti stimati e ipotizzati.
Aumenta l’ozono, si riduce il livello di biodiversità, definito «non soddisfacente», e i danni a faggi, abeti rossi, carpini bianchi, aceri e frassini. Parallelamente aumentano le quantità di sostanze azotate, quelle stesse che si liberano con gli incendi, che modificano la chimica dei suoli, rendendoli inospitali per molte varietà botaniche.
A questo punto una cosa è chiara: le ferite prodotte dagli incendi agli ecosistemi forestali sono ancora più gravi perché colpiscono organismi già resi fragili da altre aggressioni umane.
(Fonte Corpo forestale dello Stato)