Nella giornata di giovedì c’è stato anche un incontro ministeriale sulle strategie di sviluppo tecnologico per la mitigazione dei cambiamenti del clima
La discussione era focalizzata essenzialmente sul fatto che lo sviluppo di nuove tecnologie per la protezione del clima doveva rappresentare l’occasione per promuovere lo sviluppo sostenibile ed eradicare la povertà nei Paesi in via di sviluppo più poveri. Nella fase introduttiva Stravros Dimas, il nuovo Commissario della UE per l’ambiente (che ha preso il posto della signora Wallstrom), ha detto che non possono sussistere azioni efficaci ed efficienti per la protezione del clima (sia sul versante della mitigazione, sia su quello dell’adattamento) e per la eradicazione della povertà, se non si investe in ricerca scientifica, in sviluppo di nuove tecnologie, nella formazione professionale e nella diffusione delle informazioni. I governi soprattutto dei Paesi industrializzati devono sviluppare politiche ed azioni che incentivano lo sviluppo della scienza e della tecnologia e che permettano il trasferimento delle nuove conoscenze e delle nuove tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo. Le parole del Commissario UE hanno trovato favorevole accoglienza da parte della Svizzera, Norvegia, Malesia. Mozambico ed altri.
La discussione
Il Giappone ed altri hanno evidenziato come il meccanismo del Protocollo di Kyoto, denominato Cdm (Clean development mechanism) è una ottima occasione per promuovere il trasferimento del know how e di nuove tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo e quindi questo meccanismo deve essere messo in prima priorità e meglio organizzato dal punto di vista istituzionale.
Voce discordante è stata invece l’Austria che ha evidenziato come spesso le cosiddette tecnologie pulite o che vengono spacciate come tali nel meccanismo di Cdm, non sono né economiche, né competitive sui mercati internazionali e, forse, varrebbe la pena riesaminare questo problema nel Protocollo di Kyoto.
I Paesi più poveri come il Nepal, il Bangladesh ed altri hanno invece sottolineato il ruolo essenziale del know how e della formazione delle loro popolazioni per lo sviluppo di capacità e competenze endogene idonee per consentire lo sviluppo dei Paesi più poveri al di fuori di un percorso basato sull’energia da combustibili fossili, come è avvenuto nel passato nei Paesi più ricchi
Il Perù ed i Paesi dell’America latina hanno invece detto che essi ritengono più utile per raggiungere un adeguato livello di progresso tecnologico nelle loro comunità, connettersi o collegarsi in una opportuna rete di informazioni e scambio delle informazioni, anche per la definizione dei progetti di Cdm più adeguati per il loro sviluppo. Gli Usa hanno invece affermato che il migliore sviluppo tecnologico e le migliori soluzioni per la protezione del clima sul lungo termine si ottengono solo con meccanismi di mercato e di concorrenza.
La repubblica Dominicana, il Guatemala ed altri hanno invece sottolineato che nessun trasferimento di know how e di tecnologie, così come nessuno scambio di informazioni è possibile se non si rimuovono una serie di ostacoli e di barriere, quelli quelle doganali, il pagamento di royalities sui brevetti, il pagamento
di diritti per l’accesso a dati e informazioni, ecc.
Infine, altri Paesi come Egitto, Maldive, Tanzania, ecc, hanno fatto rilevare che il miglior modo di trasferimento tecnologico e di superamento delle barriere e delle divisioni di know how è quello di promuovere ed incentivare la cooperazione internazionale (bilaterale o multilaterale) La discussione è stata molto varia ma centrata essenzialmente sul trasferimento di tecnologie e di know how verso i Paesi in via di sviluppo e verso quelli più poveri, non si è affrontato il problema delle nuove teconologie per la mitigazione come quelle basate sui vettori energetici (idrogeno o altri) o su nuove forme di sfruttamento delle energie rinnovabili. Tutti i Paesi sono comunque consapevoli che la crescita teconologica, scientifica e culturale dei Paesi in via di sviluppo è attualmente il nodo essenziale per affrontare non solo le sfide dei cambiamenti climatici, ma quelle più generali dello sviluppo sostenibile di tutti i popoli. Anche qui la Presidenza preparerà un documento di sintesi che porterà come bozza alla approvazione della sessione plenaria di venerdì 17 dicembre.