Il monitoraggio degli ecosistemi forestali dell’unione europea riparte da cambiamenti climatici e biodiversità

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Nell’ Europa Occidentale l’inquinamento atmosferico prodotto dal settore industriale è stato drasticamente ridotto, negli ultimi vent’anni, grazie al successo delle misure di contenimento delle emissioni, adottate a livello nazionale da tutti i Paesi firmatari della Convenzione UN/ECE (Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite) sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Ginevra, 1979), sostenute anche dagli studi e dal monitoraggio delle condizioni delle foreste, in corso per iniziativa dell’Unione Europea a partire dal 1986 (dai primi Regolamenti sulle condizioni delle chiome degli alberi, degli anni 80, fino agli ultimi sullo studio intensivo degli ecosistemi forestali, negli anni ’90). Rispetto agli anni 70, le emissioni di sostanze solforate ed azotate sono state ridotte del 70-80%, determinando un sensibile miglioramento delle condizioni di tutti gli ecosistemi del continente. Le famose «piogge acide», che fino a vent’anni fa hanno contribuito a deteriorare seriamente la salute delle foreste soprattutto in Europa Centrale, sono oggi solo un brutto ricordo, almeno nei Paesi dell’Europa Occidentale.

I cittadini dell’Unione Europea possono dunque stare tranquilli? Le nostre foreste sono ormai fuori pericolo? Purtroppo no. Vecchi e nuovi fattori di aggressione e di rischio danneggiano e minacciano ancora i fragili ecosistemi forestali europei, utilizzati e sfruttati da secoli per le loro preziose ed insostituibili risorse economiche. La piaga degli incendi distrugge ogni anno le foreste più sensibili dell’Europa Meridionale; con sempre maggiore frequenza, si registrano danni provocati dall’aumento della concentrazione di ozono negli strati bassi nell’atmosfera, causato dalla progressiva ed inarrestabile espansione del settore del trasporto di persone e mezzi su autoveicoli; anche l’accumulo senza sosta di sostanze azotate nei suoli forestali, dovuto alla stessa causa, minaccia l’integrità degli ecosistemi forestali. Ancora, le nostre foreste sono minacciate dai preoccupanti cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità che si stanno affermando in tutto il continente europeo, ma soprattutto nella sua parte meridionale. E ancora non siamo in grado di fornire dati scientifici attendibili su quello che sta accadendo e, soprattutto, su quello che potrebbe accadere se i cambiamenti proseguissero con le stesse tendenze in atto.

Per fronteggiare le nuove minacce, l’Unione Europea ha rilanciato il monitoraggio delle foreste con un nuovo strumento, il Regolamento Forest Focus, approvato dal Consiglio dell’Unione Europea e dal Parlamento Europeo. Il nuovo Regolamento, che ha sostituito tutti i precedenti scaduti alla fine del 2002, si propone di rilanciare e migliorare il Programma paneuropeo di controllo estensivo ed intensivo degli ecosistemi forestali, promosso dall’Unione Europea in collaborazione con gli organismi della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite che hanno il compito di attuare la Convenzione di Ginevra sull’inquinamento trans-frontaliero a lungo raggio per quanto riguarda i suoi effetti sulle foreste. Accanto agli obiettivi ed alle attività tradizionali (effetti dell’inquinamento atmosferico e degli incendi sulle foreste), vengono introdotte con forza attività volte a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici, l’accumulo di carbonio e la variazione della biodiversità forestale. Per l’attuazione del Regolamento, valido per sei anni (2003-2008), sono previsti 52 milioni di euro nei primi quattro anni, da incrementare negli ultimi due anni con risorse


aggiuntive per le nuove attività a regime. Tutte le attività saranno coordinate dalla Commissione Europea (Direzione Generale Ambiente), in collaborazione con tutti i Paesi Membri, riuniti con potere deliberativo nel Comitato Permanente Forestale. Sul piano strettamente scientifico, un organismo di supervisione composto da esperti di tutti i settori (Gruppo di Supervisione Scientifica) controllerà l’esecuzione e lo sviluppo del Programma, mentre il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea di Ispra (in Italia) raccoglierà ed elaborerà i dati che affluiranno da tutti i Centri Focali Nazionali responsabili del Programma (per l’Italia, il Corpo Forestale dello Stato, Div. V – Servizio CONECOFOR, che ha seguito, intervenendo ufficialmente, tutto l’iter di approvazione del Regolamento). La divulgazione dei risultati sarà invece assicurata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente dell’UE.

L’approvazione del nuovo Regolamento ha richiesto un lavoro estenuante, necessario per raggiungere un accordo tra tutti i Paesi membri. Tra il mese di settembre e quello di novembre del 2003, si sono svolte ben otto riunioni del Gruppo ambiente del Consiglio dell’Unione Europea, nel corso delle quali si sono confrontati i due principali schieramenti. Critiche radicali all’impostazione generale del Regolamento sono state espresse con forza dalle delegazioni di Germania, Austria, Finlandia, Svezia e Paesi Bassi, che giudicavano prematuro l’inserimento tra gli obiettivi del Regolamento di nuovi temi come biodiversità e cambiamenti climatici; tali Paesi temevano anche una perdita di continuità nell’impostazione fino ad ora seguita nelle attività e l’eccessiva discrezionalità della Commissione Europea nella fase di attuazione pratica delle linee generali tracciate dal nuovo Regolamento-quadro. La Commissione ha sempre difeso fermamente il nuovo approccio adottato, in base alla necessità di aggiornare il Programma, migliorare l’efficienza delle attività ed abbassarne in modo significativo il rapporto costo-benefici. Altre delegazioni (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e nelle fasi finali anche Inghilterra e Irlanda) hanno invece espresso un assenso sostanziale alla proposta della Commissione, fatti salvi alcuni dubbi e miglioramenti puntuali, sostenendo con forza, in particolare, l’importanza strategica dei nuovi obiettivi e delle nuove attività previste dal Regolamento. Attraverso un difficile compromesso, le nuove attività sono state alla fine incluse: nei primi quattro anni (2003-2006) saranno condotte in modo sperimentale, per poi entrare a regime negli ultimi due anni (2007-2008).

(Fonte Corpo forestale dello Stato)