Per alcuni aspetti, non solo di tipo ambientale, il Parco del Ticino presenta poi una storia unica, che ne ha condizionato almeno in parte l’evoluzione. Esso è stato il primo Parco Regionale italiano ed il primo Parco Fluviale europeo ad essere istituito. Caso pressoché unico tra le aree protette italiane, è nato anche a seguito di una raccolta popolare di firme (quasi 50.000) che ne sollecitava l’istituzione. I motivi della sua nascita non sono tanto legati alla valorizzazione di un territorio marginale o in fase di abbandono (come è capitato per molti altri parchi) ma, al contrario, per frenarne i fenomeni di sfruttamento e degrado, in particolare di quelli legati alle attività estrattive, alla speculazione edilizia, all’agricoltura intensiva ed alla caccia. Per questi ed altri motivi più legati alle caratteristiche del suo territorio il Parco del Ticino ha rappresentato per molti anni una sorta di modello per l’istituzione e la gestione di altri parchi regionali e fluviali italiani ed europei.
La storia ma soprattutto gli strumenti di pianificazione e gestione del Parco stesso hanno poi caratterizzato anche l’approccio strategico al turismo e più in generale alle varie forme legate all’uso «sociale e per il tempo libero» del territorio.
Nel primo Ptc del Parco, adottato dal Consorzio nel 1978 e approvato con la legge regionale n. 33 del 1980, le tematiche turistiche rientravano in quelle più generali del «tempo libero e di uso sociale», per il quale era stato redatto uno specifico Piano di settore. In questo documento si cercava di orientare attività e comportamenti innanzitutto dei residenti, cercando poi di offrire alcuni semplici servizi (es. visite guidate) e infrastrutture a categorie specifiche di fruitori (innanzitutto scolaresche e gruppi organizzati), proponendo anche alcune possibili chiavi di lettura del territorio (es. percorsi tematici dedicati al fiume ed alle acque). Nel luglio 1980 veniva inoltre affidata alla società Demoskopea un prima ricerca finalizzata a caratterizzare l’uso sociale del fiume, individuando anche i punti di maggiore affluenza nel periodo estivo ed informazioni sulla provenienza degli utenti. Poco più di dieci anni dopo (1993-94), parallelamente alla realizzazione dei primi centri-parco (La Fagiana, ex-colonia Enrichetta, c.na Venara), gli itinerari erano stati incrementati e classificati in due categorie principali, destinati a differenti categorie di fruitori:
1 – itinerari turistici;
2 – itinerari consigliati per le scolaresche.
Nello stesso periodo fu completato il primo tracciato di pista ciclo-pedonale, lungo circa 5 Km., che partiva dal Naviglio Grande ad Abbiategrasso e sino all’Abbazia di Moribondo e che costituisce la prima infrastruttura pubblica a sostegno di un turismo libero e non specializzato.
In poco più di 20 anni si evidenzia un’evoluzione nel ruolo del Parco nei confronti del fenomeno turistico, osservabile in parte anche sul territorio e soprattutto nella comunicazione. Infatti se nel 1980 l’Ente assumeva soprattutto un ruolo di controllore e garante, quasi super partes, al fine di garantire la salvaguardia del territorio nei confronti di una delle varie possibili attività che si potevano svolgere nel Parco, oggi è l’Ente stesso che intende assumere un
ruolo diretto e attivo, diventando per certi versi «operatore del settore», promuovendo (da solo o in sinergia con vari soggetti) azioni per lo sviluppo del turismo sul suo territorio.