La differenza con gli studi tradizionali sul paesaggio

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La differenza tra gli studi tradizionali sul paesaggio percepito e quelli di Landscape ecology, sta nel fatto che i primi sono rivolti a evidenziare principalmente gli aspetti culturali ed estetici, conferendo al paesaggio un valore prettamente antropico, mentre i secondi si occupano dello studio delle caratteristiche di distribuzione e forma degli ecosistemi naturali e antropici presenti al fine di comprenderne strutture, processi e significati.
La comprensione di strutture e processi è alla base di ogni valutazione ambientale, che deve esser in grado di fornire risposte a domande del tipo: quali interazioni ammettono i processi esistenti e potenziali? Qual è la capacità portante del territorio e quale la potenziale risposta alle perturbazioni?
Il vero problema, per quanto riguarda la gestione dell’ambiente, non è quello di suddividere il territorio in aree di dominio antropico ed aree di dominio naturale, ma di capire quali attività antropiche e quali attività naturali siano di reciproco interesse, quali compatibili, e quali incompatibili con l’esistenza degli habitat presenti, per poi individuare trasformazioni in sintonia con le possibilità evolutive del sistema considerato.
Più ci si avvicina al limite sostenibile, più aumentano le probabilità che gli equilibri territoriali si spezzino e il prezzo del riequilibrio e del recupero delle risorse ambientali perse, ammesso che sia possibile, diventa onerosissimo sia in termini economici che di tempo.
Si rendono allora necessarie nuove metodologie di valutazione per capire ciò che vale, ciò che è funzionale al mantenimento degli equilibri, ciò che può essere trasformato e come.
Tali metodologie sono applicabili allorché venga accettata l’ipotesi che l’uomo non sia un’entità esterna ed estranea al mondo naturale, ma ne faccia parte come tutte le popolazioni che interagiscono con l’ambiente in cui vivono. La capacità della landscape ecology di studiare in un solo momento il paesaggio antropico e quello naturale come parti di un unico sistema diversificato, permette un approccio ai problemi territoriali in grado di superare la tradizionale conflittualità che vede le istanze antropiche in opposizione alle esigenze dei sistemi naturali; ciò offre l’opportunità di soluzioni integrate a volte innovative.
Considerando infatti il paesaggio come sistema di ecosistemi naturali ed antropici interagenti, la landscape ecology tiene conto dei molteplici processi che vi avvengono, delle loro interazioni e delle esigenze gestionali, basandosi sul principio che «gli elementi naturali mantengono in equilibrio gli ecosistemi antropici e alcune attività umane contribuiscono alla stabilità e alla sopravvivenza di popolazioni e di ecosistemi naturali». funzioni antropiche e naturali non vanno quindi contrapposte, ma bilanciate ed insieme devono tendere all’equilibrio possibile.
L’Ecologia del paesaggio fornisce inoltre principi di riferimento, criteri e metodologie di analisi, valutazione, diagnosi, controlli, idonei strumenti scientifici e tecnici quali indicatori e modelli, e si pone come un’importante disciplina di riferimento per molti settori applicativi quali la pianificazione territoriale alle diverse scale spaziali, le analisi ambientali, la valutazione d’impatto e gli studi di compatibilità ambientale, i progetti di conservazione della natura e di recupero ambientale.