Le città sempre più roventi

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Era noto che le zone urbane, a causa dell’asfalto, degli edifici e del traffico, creano le cosiddette «isole di calore» per cui la temperatura in città è sempre maggiore delle zone rurali circostanti dove invece predominano vegetazione ed alberi. Ora con i riscaldamenti climatici questo fenomeno tenderà ad accentuarsi e a diventare anche più opprimente con il concorso dell’umidità.
Questo risultato è stato ricavato dalle analisi condotte dall’Hadley Centre for Climate Prediction, che è il centro di ricerca sul clima del Servizio Meteorologico britannico. Se la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera raddoppia (cosa che, con le attuali tendenze, dovrebbe avvenire attorno al 2040-2050), l’intensità degli effetti negativi della cosiddetta «isola di calore» si triplicano. Le città attualmente emettono in media circa 20 watt di calore per metro quadro. In futuro l’emissione sarà di 60 watt di calore per metro quadro. Questo provocherà l’aumento delle temperature, ma un aumento più accentuato soprattutto delle temperature minime.
Se la cosa potrebbe far piacere d’inverno, non è certo piacevole d’estate. Per esempio a Londra negli ultimi 30 anni ci sono state solo 20 notti afose nelle quali la temperatura non è scesa al di sotto di 20 °C. Fra 30-40 anni circa, quando probabilmente si arriverà al raddoppio della anidride carbonica atmosferica il numero di tali notte afose quadruplicherà e se l’effetto dell’isola di calore è molto pronunciato, il numero potrebbe essere perfino 6 volte superiore. Tutto ciò vuol dire che nell’arco dei prossimi 30-40 anni ci saranno in media ogni anno circa 3 notti in più di caldo opprimente nelle città.
Questo risultato, analizzato dal Servizio meteorologico britannico è coerente con i dati sperimentali ricavati da una analoga ricerca condotta sulla urbanizzazione del sud est della Cina dove il riscaldamento delle città sta procedendo con una velocità di 0,05°C per decennio, superiore a quello delle campagne circostanti.