Ma la produzione è in aumento

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Tutto questo a fronte di una produzione di rifiuti urbani complessiva in continuo aumento. Nel 2005 l’Italia ha prodotto 1,6 milioni di tonnellate in più rispetto al 2003, raggiungendo un totale di 31,7 milioni di tonnellate. Catania, con 806 kg per abitante all’anno, è la città che genera la maggiore quantità di rifiuti urbani con più di 150mila abitanti, mentre a Messina va il merito di produrne di meno.

La stessa Messina è anche la città con il maggior numero di discariche presenti sul territorio e, nonostante si assista ad una riduzione nel 2005 (se ne contano 61 in meno soprattutto al sud) quella dello smaltimento in discarica, con oltre 17 milioni di tonnellate, si conferma la modalità di gestione più utilizzata. In discarica, infatti, vengono avviati il 90% dei rifiuti di Puglia, Sicilia e Lazio, mentre in Lombardia solo il 15%.

Il compostaggio risulta, nel 2005, un settore in crescita registrando un aumento del 13%. Infatti, dopo l’andamento negativo riscontrato nel periodo 2003-2004, aumentano sia i quantitativi di rifiuti trattati che il numero di impianti sul territorio.
Anche in quest’ambito, però, il divario tra nord e sud sembra evidente: su un quantitativo totale medio a livello nazionale di 41,4 kg di rifiuti raccolti in maniera differenziata e inviati ad impianti di compostaggio, 70kg per abitante all’anno sono da attribuire al nord, 30kg al centro e 10kg al sud.

In aumento anche il ricorso all’incenerimento (+9% rispetto al 2004) che, interessando il 10,2 % dei rifiuti gestiti, raggiunge la quota di 3,8 milioni di tonnellate. Su 50 impianti operativi, di cui 30 dislocati al nord, 47 sono dotati di recupero energetico e molti di essi vantano tecnologie di ultima generazione.

Le operazioni di recupero di materia rappresentano la forma prevalente di gestione dei rifiuti speciali (circa il 47%), che ammontano ad un totale di 108 milioni di tonnellate. Del rimanente, circa il 21% è smaltito in discarica e il 15% è avviato ad impianti di trattamento chimico, fisico o biologico e ricondizionamento preliminare. Infine, la produzione di rifiuti pericolosi, essenzialmente dovuta al settore della chimica, si attesta a 5,3 milioni di tonnellate.

(Fonte Apat)